Serie B
Donati: «Bari-Sampdoria da A, solo nominarla mette brividi»
«In Puglia ho trascorso momenti di rara intensità passando da sogni meravigliosi a cadute dolorose»
BARI - «Bari-Sampdoria, solo nominarla mette i brividi. Un match da serie A». Massimo Donati è uno dei personaggi clou della sfida tra biancorossi e blucerchiati in programma domani al San Nicola. L’ex centrocampista veneto ha militato con i blucerchiati nel 2003-04, mentre ben più consistente è stata l’avventura con i Galletti, sviluppata in due periodi: prima dal 2009 al 2012 con un brillante decimo posto in serie A e la retrocessione della stagione successiva, quindi il biennio in B dal 2014 al 2016 (nella gestione di Gianluca Paparesta) alla ricerca vana del ritorno sul palcoscenico più prestigioso. Con 113 presenze complessive e sei reti l’esperienza barese rappresenta comunque la più lunga appartenenza della sua carriera ad un singolo club. «Al Bari ho trascorso momenti di rara intensità passando da sogni meravigliosi a cadute dolorose», ricorda Donati, oggi brillante allenatore del Legnago, sesto nel girone A di serie C ed in serie utile da ben dodici turni. «E quando vivi situazioni così forti inevitabilmente si crea un legame indissolubile con la piazza. A Genova sono stato meno, ma ho potuto apprezzare una città bellissima e, sul piano professionale, disputammo un gran bel torneo, sfiorando la qualificazione in Europa League. È uno di quei match meravigliosi da giocare per la partecipazione di due tifoserie uniche e lo spettacolo sarà amplificato anche dal gemellaggio tra le tifoserie. Proprio un Bari-Sampdoria del 2010 rappresenta uno dei miei ricordi più belli: al San Nicola c’erano quasi 50mila persone e battemmo 2-1 la squadra di Cassano e Pazzini che poi arrivò in Champions League».
Oggi la situazione è diversa…
«L’aspetto confortante comunque è che resta un match di alto livello: il Bari si è risollevato con la famiglia De Laurentiis da un periodo complicato, la Sampdoria ha evitato un clamoroso crack in estate. Certo, quando in ballo c’è un simile blasone ci si aspetta che si giochi per la promozione diretta e non è così. Ma sono certo che l’obiettivo di entrambe le proprietà sia tornare al più presto molto in alto».
Ritiene che Bari e Sampdoria debbano innanzitutto guardarsi le spalle o possono essere ancora ambiziose?
«La classifica è molto corta, ma la Sampdoria ha vinto tre gare nelle ultime quattro giornate, viene da due successi di fila che l’hanno catapultata in zona playoff e arriverà al match con uno stato d’animo diverso. Tuttavia, i liguri hanno anche attraversato momenti delicati e non si può affermare che ne siano certamente usciti. La situazione del Bari è più delicata: non si può più scherzare avendo soltanto cinque compagini alle spalle. Tuttavia, guardare i numeri ora comporterebbe solo uno spreco di energie: ora bisogna combattere in ogni turno al massimo delle forze, rinviando i calcoli alla fine. Sarebbe bello che il confronto si ripetesse ai playoff».
Conosce fin troppo bene l’aria che si respira a Bari quando serpeggia malcontento: come dovrà reagire la squadra di Iachini?
«Bari non è per tutti e non è una frase fatta. È scontato che la lontananza dall’alta classifica comporti un’atmosfera pesante e contestazione. Bisogna provare a isolarsi, pensare solo al campo, lavorare con un impegno ancora maggiore. Ma i biancorossi su questo particolare hanno una garanzia come Beppe Iachini. Dubito che, al terzo cambio in panchina, si potrà raggiungere una perfezione nell’organizzazione di gioco, perciò l’allenatore marchigiano dovrà badare innanzitutto al profilo caratteriale, pretendendo massimo furore».
Sul piano tecnico che gara sarà?
«Può scaturire un match piacevole perché entrambe le formazioni magari non giocano su ritmi forsennati, ma hanno diversi elementi di buona qualità. Forse la Sampdoria avrà l’animo più leggero, dal Bari invece mi aspetterei un impatto forte data l’esigenza di fare punti. Ma non prevedo attacchi scriteriati: la posta in palio è alta».
Da ex centrocampista, la mediana del Bari ha portato appena quattro gol alla causa: il contributo del reparto nevralgico è insufficiente?
«I numeri dicono questo, ma le reti del centrocampo dipendono sempre molto dalle caratteristiche dei singoli interpreti: le trovi se hai chi è abile nell’inserimento o nel gioco aereo oppure se ci sono calciatori abili sul piano balistico. Nel Bari faccio un po’ fatica a trovare elementi con tali peculiarità: gente come Folorunsho o Benedetti che hanno una buona dose di reti nel loro repertorio purtroppo non c’è più. Vedo tanti elementi dotati sul piano tecnico: Maiello, Benali, Bellomo, Lulic. Dovranno costruire per l’attacco dove, invece, c’è un uomo che ouò fare la differenza».
A chi si riferisce?
«A Puscas. È stato mio compagno proprio nel Bari: era giovanissimo, ma si vedevano lontano un miglio le sue qualità fisiche e tecniche. George, peraltro, è un potenziale trascinatore: se non si sente al centro di un progetto magari fatica un po’, ma se si sente considerato è in grado di prendere in mano la squadra e assumersi responsabilità importanti. Il Bari ha tanto bisogno di un bomber: può essere lui».