serie b

Il Bari rialza la testa, a Brescia punti d’oro; questa è la rinascita biancorossa

Antonello Raimondo (foto Donato Fasano)

Il ribaltone arriva con Diaw si esalta in contropiede, dribbling a rientrare e «fucilata» di sinistro. Poi è Vicari a vestire i panni dell’uomo decisivo segnando un gol da bomber di razza

Brescia-Bari 1-2

BRESCIA (3-4-1-2): Lezzerini 5.5; Huard 6 (36’ st Fares sv), Mangraviti 5.5, Papetti 5.5, Jallow 6; Fogliata 6 (26’ st Galazzi 5), Paghera (36’ st Borrelli sv), Bisoli 6 (48’ pt Van de Looi 5); Bjarnason 6.5; Moncini 6, Bianchi 5.5 (26’ st Olzer 5). In panchina: Andrenacci, Riviera, Dickmann, Bertagnoli, Besaggio. Allenatore: Gastaldello 5.5.

BARI (3-4-2-1): Brenno; Pucino, Di Cesare, Vicari, Frabotta (1’ st Ricci); Dorval, Acampora, Koutsoupias, Sibilli (40’ st Bellomo); Diaw, Nasti (26’ st Morachioli). In panchina: Seculin, Duca, Bonfanti, Giovannini, Battistella, Vukusic, Bozhanaj, Cauz, Abiuso. Allenatore: Marino.

ARBITRO: Giuda di Torre Annunziata 6.

RETI: 10’ pt Moncini (rig), 13’ st Diaw, 31’ st Vicari.

NOTE: pomeriggio fresco. Spettatori: 5.796. Ammoniti: Di Cesare, Sibilli, Bjarnason, Galazzi, Olzer, Koutsoupias. Angoli: 1-5. Recupero: 3’; 5’.

Otto partite senza lo straccio di una vittoria. Inaccettabile se ti chiami Bari e hai il dovere di vivere il campionato da protagonista. Con la classifica «rosso» fisso e un ambiente in comprensibile fibrillazione. Questa è una vittoria spartiacque. Frena l’emorragia e forse apre un nuovo capitolo. Tutto merito di un secondo tempo giocato con cuore, carattere, personalità, anche quel pizzico di necessaria cattiveria. Tre punti che scaldano il cuore, certo. Ma presto, anzi prestissimo, per dire se davvero il peggio è alle spalle.

A Brescia s’è giocata una partita bruttina dal punto di vista estetico. Tanti errori tecnici, lunghe pause, la sensazione di un’insopportabile confusione. Però sono queste le occasioni in cui dimostrare che ci sei. E che le difficoltà non ti hanno vinto. Ecco, del Bari è piaciuta soprattutto questa «incoscienza». In svantaggio, per giunta contro un avversario abbastanza granitico che fino a ieri aveva subito appena tre reti. Primo tempo in cui il Bari è parso quello di sempre. Col suo incedere lento, senza idee e senza cambi di passo. Prima della svolta, soprattutto emotiva.

Marino non è uomo che si nutre di «istinti». Tecnico intelligente, al di là del credo calcistico. Ha capito che solo il tempo potrà avvicinarlo al calcio che ama e allora decide di arrangiarsi con quel che passa il convento. Dorval si trasforma in esterno di centrocampo, dall’altra parte in un 4-4-2 «sporco» c’è Sibilli con licenza di cercare spazi tra le linee. Nasti e Diaw la coppia d’attacco, aspettando che il 4-3-3 si mostri davvero col suo volto più puro. Comincia malissimo, però. Un’indecisione di capitan Di Cesare manda il Brescia in vantaggio (rigore di Moncini, brutto ma vincente) dopo appena 11’. La partita si sblocca ma dire che decolli è un azzardo. Si vivacchia, soprattutto. Il Bari calcia con Diaw e Nasti, anche il Brescia spreca un paio di ghiotte opportunità. Non c’è un dominio, comunque. Un equilibrio che partorisce soprattutto noia.

Ricci al posto di un flemmatico Frabotta, ma la svolta non può essere tutta qui. Cambia l’atteggiamento in casa Bari. C’è la «scintilla», il motore cambia giri. Moncini e Paghera annusano il profumo del raddoppio, poi è Diaw a rimettere i conti in ordine gestendo con tantissima qualità un contropiede vecchio stampo. Tocco di destro e fucilata col sinistro nell’angolo alto (1-1). Ora i biancorossi trovano continuità nel trovare il tiro. Lo stesso Diaw, Nasti, addirittura Di Cesare: tentativi di ribaltone. Fesa solo rinviata. Ricci crossa di destro, Vicari veste i panni del bomber consumato. Colpo di testa rabbioso e chirurgico. Eccola la scossa barese. Un segnale forte. A patto di non pensare che le nubi siano state spazzate. Diciamo che ora viene il bello.

Privacy Policy Cookie Policy