le indagini

Mesagne, nelle intercettazioni il boss millantava: «Io amico del sindaco, ho chiesto un locale in centro». Gli investigatori: «Non risulta»

andrea pezzuto

Nel provvedimento emesso dal giudice si legge che Parisi amava esibire la fama di cui godeva nel suo ambiente e sul territorio di suo dominio, anche per ingigantirla e acquistare maggior potere in ambito associativo

Dall’ordinanza di custodia cautelare che ha disarticolato il clan dei mesagnesi si evince che il boss Tobia Parisi impartiva ordini e disposizioni ai suoi sodali finalizzati a reperire ulteriori introiti illeciti, pianificando vari investimenti in attività illecite, tra cui l'acquisto o il controllo di locali da adibire a centri scommesse lecite, pizzerie, ristoranti nel centro storico di Mesagne, lidi balneari e altro. Che uno dei pallini del presunto luogotenente di Daniele Vicientino fosse la gestione di locali nel cuore di Mesagne si evince anche dai millantati rapporti con il primo cittadino Toni Matarrelli, che tuttavia - secondo gli investigatori - non trovano riscontri nella realtà. Nel provvedimento emesso dal giudice si legge che Parisi amava esibire la fama di cui godeva nel suo ambiente e sul territorio di suo dominio, anche per ingigantirla e acquistare maggior potere in ambito associativo.

Tale approccio emergeva dai suoi racconti oggetto di intercettazioni: in uno millantava di aver incontrato il sindaco di Mesagne, dal quale avrebbe preteso l'assegnazione di un immobile comunale situato nel centro storico, nel quale aprire un disco-pub da intestare fittiziamente a terzi. Nella conversazione intercettata Parisi millanta che il sindaco è amico suo e che era in attesa di una risposta. Ma secondo gli investigatori l’ostentazione di un rapporto amicale con il primo cittadino Antonio Matarelli, al di là della rispondenza al vero o meno di tale circostanza (per il vero non provata e non altrimenti emergente dagli atti), costituiva una evidente ostentazione - nei confronti dell'interlocutore al quale Parisi stava narrando l'episodio - di un ruolo direttivo all'interno della organizzazione quale referente indiscusso sul territorio. Inoltre, gli accertamenti svolti dalla polizia giudiziaria a verifica del contenuto della conversazione hanno dimostrato che nessun immobile di proprietà del Comune di Mesagne risulta assegnato a Parisi o a prestanome a lui riconducibili, cosicché non sono emersi elementi che possano legittimare l’idea di una capacità di condizionamento del clan nei confronti dell'amministrazione comunale, e ciò a prescindere dalla stessa veridicità o meno dell'incontro e del rapporto di conoscenza personale tra il sindaco Matarrelli e Parisi.

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