Il personaggio
Denaro, tatuaggi e minacce social: a Mesagne il neomelodico ammicca ai clan
I video di Gabriele Zeta, già a giudizio per furti d’auto
Ostenta denaro, tatuaggi e armi. Compone e ripropone canzoni neomelodiche che inneggiano alla malavita e agli uomini d’onore, veicolando messaggi espliciti. Fan sfegatato di Gomorra e del trapper Niko Pandetta, nipote del boss mafioso Turi Cappello. Nei video simula rapine insieme ad altri amici armati di mitragliatrici (si immagina finte). «Taglio alla malessere», come lo definisce lui, emulato da Emanuele Sibillo, il 19enne camorrista conosciuto per la paranza dei bimbi. E qualche giorno fa su TikTok ha minacciato - tramite un video - un utente che aveva criticato con toni duri una sua canzone: «Rallenta, bellu mì, ca ti vengu a ziccu e la lingua ti la tagghiu» (vengo a prenderti e ti taglio la lingua, ndr)». Il cantante neomelodico mesagnese Gabriele Zuccaro, in arte Gabriele Zeta (che richiama il nickname di Andrea (Zuccaro, figlio di Maurizio, boss di Cosa Nostra), rilancia modelli che si fanno fatica a combattere; sui social l’istigazione a delinquere è sempre più frequente. Zuccaro, classe 1995, è stato rinviato a giudizio lo scorso dicembre perché coinvolto in una inchiesta su auto rubate nel Leccese e nel Tarantino e poi riciclate, poiché subivano un «trattamento estetico» per essere rivendute.
Su TikTok vanta oltre 30mila followers tra mesagnesi, calabresi, napoletani e siciliani che salutano dalle città di provenienza commentando i tanti video che posta con sottofondo la cover da lui eseguita «’Nu telegramma», pubblicata da qualche mese su Youtube e che ha già fatto oltre 260mila visualizzazioni. Ma la sua attività «artistica» viene a volte rilanciata anche da qualche media. Le sue canzoni neomelodiche hanno come sfondo, oltre alla città natale, anche il quartiere Paradiso di Brindisi, il mare del Casale, il carcere di via Appia e le Vele di Scampia e parlano di uomini in galera cui si augura «una presta libertà».