L'INCHIESTA
Porto di Brindisi, nuovi atti: nel mirino l’occupazione di via Spalato per realizzare il «Varco 5»
Il pm, che ha già ottenuto il processo per quattro imputati, ha integrato la documentazione. Il varco portuale numero 5 fu realizzato a settembre 2016
Nuova documentazione a titolo di integrazione degli atti d’indagine è stata depositata dal pubblico ministero Raffaele Casto nel processo già in corso sul varco portuale numero 5, realizzato nel tratto terminale di via Spalato nel mese di settembre 2016.
Il deposito è avvenuto lo scorso 13 febbraio, il giorno dopo che lo stesso pm è stato in diversi uffici di Palazzo di città, assieme ai militari del Nucleo di polizia economica e tributaria, per acquisire copie di alcune delibere di giunta e di consiglio, dello stradario comunale e per raccogliere le dichiarazioni di persone ritenute informate sui fatti.
Casto contesta il reato di “invasione indebita di un terreno pubblico altrui” consistente “in una parte del tratto terminale della strada adibita a viabilità pubblica, denominata via Spalato, di proprietà del Comune di Brindisi”. Strada “rientrante fra i suoi beni patrimoniali indisponibili, soggetto al regime di demanio pubblico che, invece, stando all’impostazione accusatoria, è stata “occupata con la realizzazione di una struttura in cemento armato e in carpenteria metallica e con una recinzione” per il “Varco 5” che rientra nella security portuale.
Il pm ha già ottenuto il processo per quattro imputati: gli ingegneri Francesco Di Leverano e Gianluca Fischetto, l’imprenditore Pierluigi Aloisi e l’architetto Fabio Lacinio. Il dibattimento è stato incardinato davanti al tribunale in composizione monocratica. Di Leverano è finito sotto processo in qualità di “determinatore del reato” come “responsabile unico del procedimento”, incaricato dall’ente portuale di istruire la pratica e verificare la regolare esecuzione dei lavori di “ampliamento della strada Sisri con allacci e/o predisposizione di sottoservizi, bonifica ambientale e smaltimento delle acque meteoriche (secondo stralcio). Fischetto è imputato in veste di direttore dei lavori di completamento delle infrastrutture di security portuale. Aloisi è stato rinviato a giudizio in qualità di rappresentante legale dell’associazione temporanea di imprese composta dalla “Ra Costruzioni srl” e dalla capogruppo “Dab sistemi integrati srl”, impresa appaltatrice. Lacinio, infine, è imputato come responsabile del settore gestione Patrimonio immobiliare del Comune di Brindisi.
Stando a quanto contestato dal pm, ci sarebbe stata una riunione tenuta il 18 novembre 2013 in cui sarebbe stata “vagamente” prospettata l’intenzione degli organi di vertice, amministrativo e tecnico, di eseguire opere edilizie sul suolo pubblico comunale. Ma non ci sarebbe stata alcuna proceduta amministrativa finalizzata a legittimarne la realizzazione.
I nuovi documenti depositati nel processo, seguono le relazioni di consulenza tecnica degli imputati Di Leverano e Lacinio. Il pm ha depositato lo stradario di giugno 2015, l’elenco alfabetico delle strade aggiornato allo stesso anno, la determina con cui è stato aggiornato nel 2021 l’elenco della viabilità urbana ed extraubana. E ancora tre delibere del consiglio comunale di Brindisi: una risalente al 24 maggio 1965 relativa alla classificazione delle strade comunali in cui è presente via Spalato, un’altra del 7 giugno 1967 e l’ultima del 29 novembre 1968 sempre con riferimento alla classificazione delle strade. Depositata, inoltre, le delibere della giunta sulla delimitazione del centro abitato di Brindisi, datata 21 dicembre 2020 e un’immagine estrapolata dallo stradario di Brindisi edito dal sito internet Tuttocittà. Infine sono stati depositati i verbali di assunzione informazioni resi da due funzionari comunali, il 15 gennaio e il 12 febbraio. La prossima udienza del processo si svolgerà a marzo.
Casto, intanto, ha appellato le assoluzioni degli otto imputati nel processo sugli altri varchi doganali, disposta dal gup del tribunale di Brindisi, Maurizio Saso. Secondo il giudice, la disamina ha fatto emergere “con indiscutibile evidenza, la totale infondatezza, oggettiva e soggettiva delle imputazioni” mosse nei confronti del presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale, Ugo Patroni Griffi, per il quale il pm aveva chiesto una misura cautelare, dell’ex sub-commissaria del Comune di Brindisi da maggio a dicembre 2017, Mariangela Danzì, europarlamentare dei CinqueStelle dal 2022 e degli altri.
Il pm aveva contestato - a vario titolo – l’abuso d’ufficio e la falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, l’esecuzione di opere su un bene culturale in assenza di autorizzazione, lo smaltimento e il deposito incontrollato di rifiuti, la frode nelle pubbliche forniture, gli abusi edilizi e il pericolo di inondazione. E aveva invocato per Francesco Di Leverano, ingegnere dell’Authority, 6 anni, 3 mesi, 15 giorni; per Patroni Griffi, 4 anni, 1 mese, 15 giorni; per Maria Angela D’Anzì 3 anni, 4 mesi, 15 giorni; per Aldo Tanzarella, dirigente dell’area Demanio, dell’Authority 7 mesi, 15 giorni; per Teodoro Indini, ingegnere dell’Urbanistica del Comune 3 anni e 4 mesi; per l’imprenditore Pierluigi Aloisi 1 anno, 2 mesi, 15 giorni; per Antonio Iaia, ingegnere del Comune di Brindisi 2 anni e per Antonella Antonazzo, 1 anno.
Per il gup, le accuse si sono rivelate “artificiose” sebbene sostenute “con il dispiegamento di tutti i mezzi d’indagine, dalle perquisizioni ai sequestri, dalle intercettazioni ai pedinamenti, all’acquisizione di sommarie informazioni e di una cospicua massa documentale”.