Dopo l'arresto del sindaco

Erchie, spunta una nuova denuncia: «Malefatte coperte dalla rete di fedelissimi»

Stefania De Cristofaro

Altro esposto dopo quelli che hanno fatto finire nei guai il primo cittadino Nicolì, assessori e dirigenti. Il quadro fosco descritto dal gip

ERCHIE - Nuova denuncia su «condotte irregolari poste in essere nell’ambito dell’amministrazione comunale guidata da Pasquale Nicolì al fine di favorire gli interessi privati dell’assessore Vito Oronzo Bernardi». L’esposto più recente sul Comune di Erchie è stato presentato il 15 settembre scorso e si aggiunge a quelli depositati tra ottobre 2020 e maggio 2022, alla base dell’ordinanza di custodia cautelare con cui il gip del tribunale di Brindisi, Barbara Nestore, ha posto ai domiciliari il sindaco Nicolì e il titolare della delega ai Lavori Pubblici Bernardi, per i quali la procura aveva chiesto il carcere. E ha disposto per l’assessore ai Servizi sociali, Pamela Melechì, per la quale erano stati chiesti i domiciliari, e per Ciro Ciriaco Pasquale, ex responsabile dell’area tecnico-amministrativa del Comune, il divieto di dimora. I quattro sono indagati, a vario titolo, per concussione, abuso d’ufficio in concorso e atti persecutori, reati aggravati dall’aver commesso il fatto contro un pubblico ufficiale, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici in concorso e induzione indebita a dare o promettere utilità. A Bernardi è stato contestato anche un episodio di violenza sessuale ai danni di una ragazza di 21 anni che prestava servizio civile negli uffici comunali.

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, tutti hanno respinto le accuse, rivendicando la correttezza delle proprie condotte. Sono rimasti indagati a piede libero gli assessori Giuseppe Polito, titolare dell’Urbanistica, Ambiente e Igiene e Sanità, e Lina Ferrara, delegata alle Finanze, al Bilancio, ai Tributi, alle Risorse Umane e alle Politiche attive del lavoro, per abuso d’ufficio e la falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici.

È lo stesso gip a far riferimento alla nuova denuncia sottolineando che, tenuto conto del fatto che gli indagati per i quali sono state disposte misure cautelari, avrebbero «gestito la cosa pubblica con disinvoltura», emergono l’«attualità del pericolo di reiterazione dei reati» e il pericolo che «se lasciati liberi di agire e comunicare» potrebbero «compromettere la genuinità delle prove» pensando alla «prospettiva dibattimentale».

È lo stesso gip, inoltre, a sottolineare che «sindaco e correi» possono «contare su una fitta rete di fedelissimi» nel Comune «disposti a coprire le loro malefatte» e ad «assumersi l’intera responsabilità delle condotte ascrivibili anche al primo cittadino». Tra questi - stando a quanto si legge nel provvedimento - ci sarebbe l’ex dirigente Pasquale: «quest’ultimo, unitamente a Bernardi, ha già dato dimostrazione della propria attitudine alla manipolazione delle fonti di prove», quando «costruì a tavolino elementi a escludere» un concorrente dalla procedura di mobilità e quando «dopo aver convocato la ragazza di 21 anni e la madre si spese e difesa dell’assessore, per indurre la giovane a non presentare querela nei suoi confronti». La ragazza ha denunciato l’episodio che tanto per la procura, quanto per il gip, rientra nella fattispecie della violenza sessuale.

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