Pedopornografia
Fasano, bimba indotta a inviare foto osè on line : condannato 21enne
Chiuso il processo. Furono i genitori della piccola, all’epoca dei fatti appena 11enne, a rivolgersi alle forze dell’ordine dopo essersi accorti di quanto accadeva
FASANO - Si finsero in rete ciò che non erano e, riuscendo a superare le barriere difensive di una 11enne fasanese, riuscirono ad ottenere dalla ragazzina foto osè. Il fatto risale al luglio del 2020. Nei giorni scorsi per uno dei tre «cacciatori» di materiale pornografico, un 21enne calabrese di Catanzaro, è arrivata la sentenza: un anno di reclusione e 3000 euro di multa con la pena accessoria dell’interdizione perpetua da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché da ogni ufficio o servizio in istituzioni o strutture pubbliche o private frequentate abitualmente da minori.
Il giudice ha anche condannato il 21enne catanzarese al risarcimento del danno in favore delle parti civili, che avevano affidato la tutela delle proprie ragioni all’avvocato Umberto Sforza.
La vicenda di cui è stata vittima l’allora 11enne fasanese è torbida. I «cacciatori», dopo aver creato profili social («Amore», «F4», «Davide pervy», «Boy Friends»), riuscirono ad ottenere dalla ragazzina materiale pornografico. Per fortuna i tre furono scoperti e, a conclusione delle indagini, condotte dagli investigatori della Polizia postale della Questura di Brindisi, sono finiti alla sbarra. Il processo a loro carico, celebrato dinanzi al Tribunale di Brindisi (giudice Angelo Zizzari), è iniziato l’8 novembre del 2021. L’accusa per i tre imputati - oltre al 21enne catanzarese c’erano tra gli imputati un 22enne di Bagnasco (Cuneo) e un 21enne di Benestare (Reggio Calabria) - era quella contemplata dall’articolo 600 quater del Codice penale che così recita: «Chiunque consapevolmente si procura materiale pornografico realizzato utilizzando minori degli anni diciotto è punito con la reclusione fino a tre anni». La pena - prevede sempre la legge - è aumentata «in misura non eccedente i due terzi ove il materiale detenuto sia di ingente quantità».
Nel caso della 11enne fasanese - oggi adolescente di 14 anni - a mettere in moto la macchina della giustizia furono il padre e la madre. Quando si resero conto che sui telefoni dei tre orchi erano finite immagini che ritraevano la loro figlia, appena più che bambina, senza alcun velo, si rivolsero alle forze dell’ordine. Come sempre quando si tratta di reati consumati «in rete», il lavoro degli investigatori non è stato facile e ha richiesto tempo, ma alla fine gli agenti sono riusciti a dare un nome ai «cacciatori» di materiale pedopornografico minorile che si nascondevano dietro i profili creati appositamente per circuire la piccola e convincerla ad inviare loro foto e filmati osè.
A conclusione dell’attività investigativa, quindi, il pubblico ministero ha emesso a carico dei tre giovani un decreto di citazione diretta a giudizio. È iniziato così il procedimento penale a loro carico e nei giorni scorsi, a conclusione del processo, per uno dei tre imputati è arrivata la condanna.