LA STORIA

Tommasi, campione di judo nel ‘72 torna a Torchiarolo per le vacanze

achille giglio

Nel 2020 ha ricevuto dal Coni il riconoscimento riservato a «personalità sportive che abbiano lungamente servito lo sport»

TORCHIAROLO -  Oltre mezzo secolo sulla breccia del Judo nazionale ed internazionale, sia da atleta che da allenatore, da dirigente e, soprattutto da educatore. Sì, da educatore, trasmettendo i principi sani della disciplina e sempre nell’umiltà, senza far rumore. Un’eccellenza torchiarolese - non dimentica mai le sue origini e l’estate è il tempo della sua presenza nella cittadina - da porre ad esempio delle nuove generazioni.

Giuseppe Tommasi, 77 anni, sposato, due figli, è andato via da Torchiarolo, come tanti giovani, quando aveva 19 anni per essere arruolato nella Guardia di Finanza. Già quando aveva 16 anni aveva iniziato a lavorare, svolgendo varie mansioni, perché aveva voglia di realizzarsi e lo stare con le mani in mano non era nelle sue corde, finché nel 1965 decise di partecipare al concorso per essere arruolato nella Guardia di Finanza.

Riuscì a superarlo e, appena arrivato a Roma, dovette frequentare il corso di formazione prima di essere destinato in reparto operativo. Fra le varie attività formative, dovette frequentare il corso di difesa personale e lì i suoi istruttori intravidero in lui ottime potenzialità soprattutto nelle arti marziali e, in particolare, in quella del Judo.

«Fino a quel momento – dice timidamente Tommasi – non avevo praticato nessuna disciplina sportiva, né potevo dire che me ne piacesse qualcuna. Frequentai quel corso con curiosità, poi il Judo cominciò a piacermi ed i miei superiori mi chiesero di entrare a fare parte del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle. Risposi di sì, ma senza convinzione perché non ritenevo che le mie potenzialità fossero all’altezza delle loro aspettative».

I fatti dimostrarono, invece, che gli istruttori delle Fiamme Gialle avevano visto abbastanza bene. Dopo qualche mese, infatti, Giuseppe Tommasi vinse un torneo a Napoli ed un altro a Genova e subito dopo divenne campione italiano juniores nella categoria 63 kg nella quale ha poi sempre gareggiato. A Sassari ha continuato nella scia di successi che non hanno mai modificato il suo carattere umile e riservato.

Nel 1968 è bronzo nel Campionato italiano a Milano, nell’anno successivo è oro a Roma, nel 1971, nel campionato mondiale militare a Vienna, conquista il bronzo nell’individuale e l’argento nella classifica a squadre dove vestiva la fascia di capitano che ha onorato fino al 1975.

Nel 1972 conquista l’oro nei campionati assoluti di Genova e viene convocato per far parte della nazionale italiana alle olimpiadi di Monaco. Nel 1973 conquista l’oro al Campionato Italiano a Roma, nel 1974 e nel 1975 conquista il bronzo nei campionati italiani a Lugo di Romagna e Ancona e ancora una medaglia d’argento al Torneo Internazionale di Varsavia. Dopo il ritiro dalle competizioni, nel 1975, ha ricoperto il ruolo di allenatore delle Fiamme Gialle, che ha conservato fino al 1982, e di direttore tecnico del Comitato Regionale Lazio, settore Judo.

Nel 1977 ha aperto la scuola «Judo Club Tor Lupara», che ha tenuto fino al 2022, formando atleti dello spessore di Daniele Pistillo, Michela Muccioli e Andrea Paggi che si sono affermati a livello nazionale ed internazionale.

Nel 2019 la Fijlkam (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali) gli conferisce il titolo di «Maestro 8° Dan» per aver «contribuito allo sviluppo del Judo regionale e nazionale, con professionalità e dedizione, con orgoglio queste persone sono oggi considerate delle “istituzioni”, delle colonne portanti e fondamentali per la nostra Regione e per la Fijlkam».

Nel 2020 ha ricevuto dal Coni la «Stella d’oro al merito sportivo» riservata a «personalità sportive che, con opere di segnalato impegno ed in positività d’intenti, abbiano lungamente servito lo sport».

Una lunga carriera di sacrifici, successi, riconoscimenti e anche di soddisfazioni soprattutto nel vedere crescere i suoi allievi con i principi sani dello sport, principi nei quali lui ha sempre creduto e ai quali si è sempre attenuto, nello sport come nella vita.

In un periodo in cui la cronaca ci presenta una povertà diffusa di valori e di modelli da seguire, voglia, la tenacia, l’umiltà, la forza e la storia di Giuseppe Tommasi, sia esempio e modello per i tanti giovani che vogliono «dare un senso» alla propria vita.

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