Sanità
A Brindisi è allarme: reparti senza medici, si rischia il collasso
Il sindacato Cimo: «Se continua così presto useremo le sagome». Situazioni critiche a Malattie infettive e Centro trasfusionale
BRINDISI - «Tra un po’ saremo costretti ad utilizzare le sagome al posto dei medici, la situazione è drammatica». Il presidente dell'ordine dei medici di Brindisi - nonché segretario regionale e vice presidente nazionale della Cimo (Sindacato dei medici, veterinari e odontoiatri) - Arturo Oliva non le manda certo a dire. E boccia la richiesta dell’Assessore alla Salute Rocco Palese di spostare medici dai reparti ai Pronto soccorso. È già accaduto nella Asl di Lecce e la presa di posizione è durissima. La carenza di personale è gravissima negli ospedali pugliesi e anche a Brindisi dove rischiano di saltare reparti come Malattie infettive o Centro trasfusionale con i medici ormai insufficienti.
«Spostare medici dai reparti ai Pronto soccorso, come la teoria dei vasi comunicanti insegna, non risolverà il problema della carenza di personale. Anzi: affidare l’assistenza in Pronto soccorso a specialisti in discipline diverse dall’Emergenza-Urgenza mette a rischio la sicurezza delle cure e sguarnisce ulteriormente i reparti dei medici, già insufficienti a garantire il servizio», ammonisce.
Una toppa, un pannicello caldo, come si può definire questa idea?
«Mi pare che si stia facendo come ai tempi di Mussolini, quando si spostavano gli aerei da un aeroporto all'altro per far dare l'impressione che avevamo una flotta importante».
E invece?
«Per risolvere le criticità che affliggono i Pronto soccorso di tutta Italia, secondo la Cimo non è possibile affidare alle singole Asl l’adozione delle misure più fantasiose; è invece necessario adottare una riforma complessiva, che preveda la creazione di un 4° Livello Essenziale di Assistenza completamente dedicato all’area dell’Emergenza-Urgenza, integrando in una rete unica le aree dedicate al settore dell’ospedale (Pronto soccorso) e del territorio (118) e dando vita ad un ruolo unico dei medici che vi operino».
In questo caso invece è prevista quella che in gergo definite una «doppia guardia», cosa vuol dire?
«Significa che è prevista la presenza attiva del medico sia in reparto sia al pronto soccorso. Almeno, è quanto già avvenuto a Lecce. Ma mi dite come fa un medico assunto a Galatina ad essere contemporaneamente presente a Lecce? O si può dire a un medico che sta a Santa Maria di Leuca di essere presente anche a San Pietro? Il posto di lavoro deve essere definito per contratto e deve essere unico».
Ma perché non si fanno assunzioni? Come se ne esce altrimenti?
«Si dovrebbero stabilizzare dei medici precari assunti in occasione della pandemia senza farli scappare. Basti guardare al ruolo del 118: le ambulanze girano senza medico per l'emergenza urgenza. Per uscire da questa situazione assurda occorre procedere alle stabilizzazioni, ruolo unico del medico, interscambiabilità 118-pronto soccorso, assunzione degli specializzandi del terzo, quarto e quinto anno. Senza una definizione reale del fabbisogno di personale, una ridefinizione del valore economico della guardia e un miglioramento complessivo delle condizioni di lavoro, continuerà ad essere difficile trovare professionisti disposti a lavorare in Emergenza. In tutta Italia occorrono 5000 medici di pronto soccorso».
E a Brindisi come siamo messi?
«A Francavilla Fontana si va avanti con 4-5 medici. Ad Ostuni con tre. E al Perrino ci sono dei reparti che rischiano di saltare completamente».
Le situazioni critiche?
«Le "punte di diamante" sono Malattie infettive, dove su ci sono tre medici su sei e in cui anche il primario è costretto a fare la reperibilità, e il Centro trasfusionale. Se si blocca quest’ultimo, si blocca il cuore del Perrino. Si fermano le analisi, le trasfusioni, il trattamento dei pazienti microcitemici, i trapianti di midollo ecc.».
E gli altri reparti vanno meglio?
«Qualche toppa è stata messa con i medici ultrasettantenni richiamati in collaborazione continuativa, ci sono colleghi neolaureati ma senza specialità, ma non è che si risolve la cosa in questo modo. A Brindisi siamo messi davvero male. I colleghi le prestazioni aggiuntive non le vogliono più fare. I medici stanno diventando asociali perché non possono più fare nemmeno un giorno di riposo».
Avete chiesto un incontro, l'assessore Palese vi ha già risposto?
«Attendiamo una convocazione, finora non ci ha risposto. Abbiamo fatto solo un incontro con l'assessore Palese. Ci disse che avremmo preso decisioni insieme, ma non ci ha mai informati. I medici vengono chiamati eroi quando servono, ma non sono degni di sapere nemmeno quando si sta per prendere delle decisioni. La situazione è grave, lo avevamo urlato e siamo rimasti inascoltati come Cassandra. Intanto le decisioni arrivano alle nostre spalle senza il coinvolgimento dei sindacati nel processo, a cui siamo tristemente abituati. È nostro dovere segnalare quanto accaduto soprattutto ai cittadini, che da una parte rischiano di recarsi in Pronto soccorso e trovare personale non adeguatamente formato, e dall’altra dovranno attendere ancora più a lungo per effettuare una visita, un intervento chirurgico o un follow up a causa della carenza di personale in reparto. La toppa rischia di essere ben peggiore del buco».