Il caso

«Rifiuti pericolosi sul traghetto partito da Brindisi», la denuncia di un giornalista

La scoperta è stata effettuata a Valona: 6 le persone arrestate dalla polizia albanese

BRINDISI - Carico di rifiuti pericolosi scoperto all’interno di un traghetto (il “Darmian”) partito dal porto di Brindisi e giunto a Valona: sei le persone arrestate (tutte del posto) da parte della Polizia albanese.
È accaduto ieri mattina. I rifiuti (tra cui l’amianto e altre sostanze nocive) erano contenuti in alcuni sacchi neri e in bidoni (alcuni riportanti il marchio Eni), rinvenuti nella stiva della nave, e viaggiavano (si pensa non per la prima volta) come se fossero prodotti chimici per la pulizia.

Sull’episodio, si sono registrate reazioni immediate, tra cui quella del giornalista pugliese Carlo Bollino (da tempo residente nel Paese delle Aquile) che, testimone del presunto scempio (ci sono indagini in corso e, al riguardo, il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale Ugo Patroni Griffi, chiamato in causa proprio da Bollino, ha replicato asserendo che potrebbe trattarsi di normali rifiuti di bordo), ha affidato al suo profilo Facebook il suo durissimo atto d’accusa.
«Uno scandalo nel porto di Brindisi - ha scritto il giornalista sul social -. Uno scandalo che mi indigna come cittadino italiano e che mi offende come cittadino albanese. Il traghetto di linea S.T Damian, diretto a Valona, ha potuto lasciare il porto di Brindisi senza alcun intralcio, con la stiva trasformata in discarica di rifiuti tossici!! In barba alla sicurezza dei passeggeri e di tutti i cittadini del paese di destinazione, dove quei rifiuti sarebbero stati interrati clandestinamente. Lo scandalo è stato scoperto all’arrivo a Valona dalla polizia albanese. Ma i controlli in Italia esistono ancora? Le autorità di sicurezza del porto di Brindisi sono forse indifferenti? Oppure tutte licenziate per carenza di fondi? Queste immagini - ha aggiunto Bollino nel suo atto di denuncia - sono una vergogna nazionale, perchè dimostrano come i rifiuti tossici (inclusi misteriosi bidoni etichettati Eni e sacchi di amianto) possano varcare le nostre frontiere alla luce del sole e senza alcun controllo e che la sola attenzione sia ormai concentrata sui cittadini stranieri, come se fossero loro il veleno e non l’amianto».

«Poichè questi traffici di solito sono in mano alla camorra - ha concluso il giornalista pugliese su Facebook - aspettiamo di sapere se le mafie abbiano esteso i loro tentacoli... fin dentro il porto di Brindisi».
Saranno ora le indagini a chiarire la vicenda e ad appurare se episodi simili siano avvenuti anche in precedenza.

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