Il caso
Brindisi, irruzione in sala operatoria: 3 persone denunciate dalla polizia
L'episodio è avvenuto ieri nel pomeriggio
Tre persone sono state denunciate a piede libero dagli agenti della questura di Brindisi per minacce e interruzione di pubblico servizio. Si tratta dei presunti responsabili, identificati, dopo aver ascoltato alcuni testimoni, e l'episodio che ha destato molto clamore è quello relativo all'irruzione in una sala operatoria dell'ospedale Perrino di Brindisi dove stava operando un primario con il quale i 3 avrebbero volturo parlare a ogni costo in quanto preoccupati delle condizioni di salute di un loro parente. Infatti, come ricostruito dalla polizia, nella tarda serata di giovedì un medico dell'ospedale ha chiamato la polizia riferendo la presenza di alcune persone davanti l'ingresso della sala operatoria che creavano disturbo perché volevano parlare con il primario. Sul posto intervenivano due volanti della polizia e una pattuglia dei carabinieri,. Gli agenti contattavano una guardia giurata che riferiva di aver allontanato poco prima, insieme ad altri due colleghi, i parenti di un pazienti preoccupati per le condizioni dell'ammalato. Di qui l'irruzione in sala operatoria e la denuncia dei responsabili.
LE VIOLENZE NEL 2019 - Nel 2019 sono state 1388, quasi 4 al giorno, le violenze denunciate all’Inail e compiute nei confronti di personale dipendente del Servizio sanitario nazionale. È il quadro che emerge da un’elaborazione dei dati disaggregati forniti dall’ente previdenziale, che la Federazione nazionale degli Ordini dei medici ha presentato oggi a Venezia nel corso del convegno «La violenza sugli operatori sanitari». Si tratta quindi di dati che sottostimano il fenomeno, perché non tengono conto delle aggressioni contro le guardie mediche, i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, ovvero tutte quelle figure che esercitano in regime di convenzione con il Servizio sanitario e non sono assicurati Inail.
Sono invece 1850, secondo l’elaborazione Fnomceo, le aggressioni denunciate all’Inail e avvenute nel 2019 contro operatori sanitari e sociali. Il 71% delle vittime è donna. 7400, infine, il numero complessivo degli infortuni codificati come aggressioni, prendendo in considerazione tutte le categorie professionali e tutte le modalità. Il 57% sono avvenute per mano di aggressori esterni all’ambiente di lavoro, il 13% ad opera di colleghi o datori di lavoro, e il 30% da parte di animali.
Tre sono, secondo Filippo Anelli, Presidente Fnomceo e Omceo Bari, le direttrici da seguire: quella legislativa, quella organizzativo-strutturale, quella culturale di formazione degli operatori e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
«A questo proposito, credo che la Puglia debba seguire l’esempio della Campania, dove nell’ASL Napoli 1 Centro sta adottando provvedimenti su più fronti per la messa in sicurezza degli operatori. - aggiunge Anelli - Nei pronto soccorso, oltre agli impianti di video sorveglianza, per abbassare il livello di tensione hanno istallato monitor che forniscono dati sul numero delle persone presenti in quel momento e i tempi di attesa. Stanno dotando le ambulanze con 4 telecamere posizionate sui lati del veicolo per avere una visione a 360 gradi e con un sistema Gps che consente la costante localizzazione. Infine, hanno attivato pulsanti My day collegati con le sale operative della polizia di Stato e del comando provinciale dei carabinieri, che lanciano l’allarme alla centrale operativa. My Day è un sistema acquistato attraverso la piattaforma Consip, disponibile a tutti gli enti pubblici e consentirebbe subito alla Puglia di colmare il deficit di sicurezza delle sedi di continuita assistenziale che mediamente oggi è del 30%».