la storia
Il carabiniere biscegliese De Trizio sventa un suicidio nella Capitale
È nipote di Carlo, ucciso a Nassiriya, alla cui memoria è intitolata la Tenenza cittadina
Servire il Paese e aiutare il prossimo. Intenti nobili che possono essere messi in pratica solo se dotati di fortissime motivazioni e solidi valori morali. Indossare la divisa dell’Arma dei Carabinieri è sempre un onore ma farlo nel nome di uno zio che ha sacrificato la sua vita assume ogni giorno un significato più rilevante. Nicolò Francesco De Trizio, classe 1996, è figlio di Gianni, responsabile della Protezione Civile Bat, e nipote dell’indimenticabile Carlo De Trizio, vittima della strage di Nassiriya alla memoria del quale è intitolata la Tenenza dei Carabinieri di Bisceglie e il cui ricordo è sempre vivo nella comunità.
L’ennesima riprova che «la mela non cade mai lontana dall’albero»: Nicolò, che presta servizio al comando di piazza Venezia, a Roma, ha portato a compimento la delicata operazione di salvataggio di un 26enne nordafricano intenzionato a farla finita, lanciandosi da un balcone al sesto piano dell’area archeologica del colle Quirinale. La complicata attività di dissuasione dell’aspirante suicida è stata condotta dal militare biscegliese toccando i tasti giusti sotto il profilo emotivo: fondamentale, per la riuscita dell’intervento, si è rivelata la conoscenza della lingua araba da parte di De Trizio, fattore che ha favorito un’interazione efficace nelle quasi due ore necessarie a scongiurare l’insano gesto.
Il maghrebino, riportato a più miti consigli dopo essersi auto-inferto alcuni tagli, è stato acciuffato quando era ancora oltre il parapetto, quindi preso in carico da Vigili del fuoco, Carabinieri e operatori sanitari per essere poi soccorso e trasportato all’ospedale Santo Spirito.
Prontezza, polso fermo e lucidità hanno caratterizzato soprattutto gli interminabili minuti decisivi. «Grazie all’imbracatura fornita dai Vigili del fuoco ho continuato a parlare con il ragazzo che alternava momenti di comprensione ad altri in cui sembrava volersi lasciare andare» ha raccontato, spiegando come abbia colto l’istante propizio. «Una volta ottenuta la sua fiducia ho oltrepassato la balconata e siamo riusciti a trarlo in salvo. Ringrazio i colleghi e gli altri soccorritori presenti il cui lavoro ha permesso una conclusione della vicenda a lieto fine».
Gesta eroiche, nel solco dell’esempio e dell’ispirazione dell’amato zio Carlo De Trizio, assassinato da un vile attentato in Iraq nel 2006, quando Nicolò aveva appena dieci anni. Un legame forte, caratterizzato anche dallo studio dell’arabo, reso possibile dall’Arma. Il maresciallo De Trizio ha ricevuto i complimenti del primo cittadino Angelantonio Angarano a nome dell’intera comunità biscegliese: «Sono orgoglioso dell’operato di questo ragazzo e voglio pensare che nella sua azione delicatissima e complicata sia stato guidato dall’alto da suo zio. Un gesto che ci ricorda come, dietro ogni uniforme, ci siano competenza, umanità, e spesso anche un filo invisibile che lega il destino di chi serve a quello di chi si trova in difficoltà. Lo aspettiamo a Bisceglie per stringergli la mano».