l'inchiesta

Sparo accidentale o suicidio? È ancora giallo sulla morte di Canosa

Rino Daloiso

Mastrorillo era ai domiciliari e avrebbe scontato la pena tra una settimana. Sequestrati i telefoni ai familiari

CANOSA - Al momento le certezze sono due: la constatazione della morte di Michele Mastrorillo, 43 anni, trasportato sabato 8 aprile, vigilia di Pasqua, in ospedale, dove i medici non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. E poi il proiettile calibro 7.65, quell’unico proiettile che ne avrebbe spezzato la vita, colpendolo al torace. L’ogiva è stata rinvenuta all’interno del materasso sul quale l’uomo si trovava, nella camera da letto della sua abitazione, alla periferia della città.

LE INDAGINI - Questi finora i dati certi. Poi si apre il campo delle ipotesi al vaglio del sostituto della Procura di Trani, Francesco Tosto, che coordina le indagini condotte dalla Polizia. Non a caso la Procura procede contro ignoti per i reati di istigazione al suicidio e detenzione abusiva di arma, quella stessa arma con matricola abrasa, recuperata dagli investigatori nella camera da letto e che aveva altre tre cartucce nel caricatore. Un contributo di rilevante importanza per fare luce su questa morte misteriosa verrà dalla autopsia. L’incarico è stato conferito al professor Francesco Vinci, presso l’Istituto di Medicina legale, a Bari.

I SEQUESTRI - In attesa di conoscerne l’esito, il magistrato ha convalidato i sequestri eseguiti dalla Polizia nell’immediatezza del fatto. Si tratta dei telefoni cellulari dell’uomo, della moglie e dei figli, nonché dell’auto utilizzata per la corsa disperata ma purtroppo inutile verso l’ospedale «Caduti in guerra» della città, come pure degli indumenti insanguinati indossati da Mastrorillo. Tutto ciò, oltre che a disposizione del magistrato, sarà analizzabile da parte di eventuali consulenti o periti nell’inchiesta in corso. Gli stessi familiari, oltre al 43enne, sono stati sottoposti alla prova dello stub, così come si procede in questi casi. Mastrorillo aveva precedenti per spaccio di stupefacenti, oltraggio a pubblico ufficiale e furto. Al momento della tragedia, si trovava ai domiciliari. Tra poche settimane avrebbe riacquistato la libertà. Di qui lo stupore del suo legale, l’avv. Sabino Di Sibio, sulla eventuale scelta del suo assistito di mettere fini ai propri giorni. Per questo viene attentamente valutata anche l’ipotesi della esplosione accidentale del colpo di pistola dalla Beretta semiautomatica che ne conteneva altri tre, rimasti nel caricatore. Quel boato si è trasformato in una condanna senza appello. Ora si cerca di capire chi, come o cosa l’abbia determinata.

Privacy Policy Cookie Policy