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L'usignolo di Canosa: Enzo De Muro Lomanto, storia di una breve vita e un’intensa carriera
A Sidney il tenore sposò la soprano Toti Dal Monte il 22 agosto 1929. La figlia, l’attrice Marina Dolfin: «Papà era molto dolce con me e mi amava moltissimo»
Esattamente 121 anni fa nasceva l’«usignolo di Canosa» Vincenzo, anzi Enzo De Muro Lomanto, a cui la città ha dedicato anche una scuola, elementare.
«L’11 aprile del 1902, alle ore 5 circa, quando i vagiti di un neonato, scambiati per il canto di un usignolo, svegliarono quanti abitavano nei dintorni di Piazza Umberto I, a Canosa di Puglia. Era quello il “suono” melodioso di Vincenzino, figlio del farmacista don Gennaro de Muro e di donna Maria Lomanto, appena venuto alla luce. Quell’usignolo aveva ereditato la vocazione musicale del nonno Vincenzo, chimico e titolare di tre farmacie, appassionato di opera lirica». Così racconta la sua nascita lo storico Alfredo Giovine.
«Dopo aver frequentato a Canosa le scuole elementari e poi privatamente il ginnasio, a dodici anni entrò nel Seminario Pontificio Regionale Pio XI di Molfetta, dove conseguì il diploma di maturità classica, distinguendosi per profitto e disciplina e dove cominciò a farsi notare anche per la bella voce tenorile» racconta Pasquale Ieva, presidente della locale sezione di Storia Patria che ha raccolto molto materiale fotografico, musicale e biografico del tenore canosino.
Come spesso accadeva a quei tempi, nonostante gli incoraggiamenti che gli pervenivano da più parti e il suo desiderio di dedicarsi allo studio del canto, trovò nel padre e nella madre un fermo ostacolo in quanto «ritenevano la carriera artistica un disdoro della casata e ritenevano i cantanti d’ambo i sessi appartenenti al ruolo sociale in cui regna sovrana un’illimitata libertà d’azione».
Proprio per essere il rampollo di una famiglia benestante e titolata, anch’egli, per volere dei genitori si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza nella più antica e prestigiosa università del Sud Italia, quella di Napoli.
Il fascino della città, il frequentare ambienti di prestigio come i salotti della “Napoli bene” e i teatri, gli consentirono di intessere relazioni sociali importanti e di far conoscere, ad un “pubblico” sempre più ampio, le sue doti canore.
«Grazie alle persone influenti conosciute in quegli anni, che lo esortavano a studiare canto in maniera professionale, frequentò dall’anno 1920 al 1924 i corsi tenuti dal maestro Pietro Agostino Roche, autentica fucina di talenti di tutti i tempi».
L’improvvisa morte del padre segnò una battuta di arresto per l’aspirante tenore, combattuto fra il voler perfezionare l’impostazione della sua voce e tener fede alla promessa di laurearsi, fatta ai genitori: continuò e completò gli studi. Nel frattempo, iniziò a prendere lezioni private di canto dal tenore Fernando De Lucia, famoso per avere come allievi altri tenori tra i più importanti della prima metà del XX secolo. Lo stesso De Lucia gli procurò un'audizione con Augusto Laganà, impresario e direttore del teatro San Carlo di Napoli, che, pur se colpito dalla voce del giovane tenore, per non rischiare un eventuale flop e mettere a repentaglio la sua reputazione, nell'inverno del 1924 lo fece debuttare al teatro Comunale di Catanzaro, nella Traviata di G. Verdi col ruolo di Alfredo.
L’auspicato e ottenuto successo, convinse l’impresario a promettergli il debutto al teatro San Carlo di Napoli: Lomanto completò la sua preparazione e, in quello che era ritenuto il primo e più importante teatro italiano, esordì a Napoli, il 26 aprile 1925, nel Rigoletto col Duca di Mantova che ebbe ben 16 repliche e con la Tosca di Giacomo Puccini, il 29 maggio seguente.
Poi una serie di successi, in un crescendo continuo che gli spalancò le porte anche del Teatro alla Scala, dove fu scritturato per la Figlia del reggimento di Donizetti nel ruolo di Tonio, andando in scena il 1° marzo 1928 con il basso Umberto Di Lelio nel ruolo del sergente Sulpizio. In tale circostanza conobbe il maestro Arturo Toscanini, il quale stava cercando, senza successo, un tenore idoneo da affiancare alla soprano Toti Dal Monte. E, finalmente, dopo averne sentiti un’infinità, dopo l’audizione scelse lui esclamando: «Ma questo canta come la Toti!». Fu lo stesso Toscanini che lo presentò alla soprano Toti Dal Monte, che diventerà poi sua moglie.
«Era un artista di spiccatissime qualità musicali, la voce era bella e di un colore che, a volte ricordava quella di Caruso - disse all’epoca Toti Del Monte - Era un bel ragazzo, molto educato, corretto, laureato in legge; proveniva da una antica famiglia di Canosa di Puglia, ma non ostentava il suo titolo baronale; sempre espansivo e cameratesco».
«Inizialmente Toti non dava molta retta alle avances del tenore - prosegue Ieva - Nell’autobiografia Toti confessa che accettare la sua proposta equivaleva a un sacrificio, ma che sarebbe servito a liberarsi finalmente di un suo vecchio amore “impossibile”. De Muro era un caro e semplice ragazzo» e così, il 28 giugno del 1928 a Sydney “si trovò” fidanzata a lui e il 22 agosto successivo coniugata.
Il loro matrimonio celebrato alle 11,30 nella Cattedrale di St. Mary fu, secondo il Sydney Morning Herald, l’evento italiano più importante e spettacolare mai accaduto in Australia. Terminate le recite in cartellone coincidenti con la luna di miele, Toti ed Enzo lasciarono l’Australia alla volta dell’Italia. Giunti nei pressi di Canosa, furono circondati da un gran numero di autovetture, dei notabili del luogo, che li scortarono fino al palazzo baronale del farmacista dottor Gennaro de Muro, dove li aspettavano un gran numero di parenti, che facevano a gara per colmare di gentilezze e ammirazione la famosissima cantante.
Per alcuni anziani, a distanza di tantissimi anni oggi è ancora vivo il ricordo di quei pochi giorni in cui la celebre Toti Dal Monte soggiornò a Canosa, duranti i quali, in un interrotto via vai su Piazza Umberto I, tanti curiosi speravano di poter scorgere la diva veneta su uno dei balconi dell’abitazione dei de Muro.
I successivi quattro anni costituirono il periodo più fortunato della carriera di Enzo de Muro Lomanto, la cui voce si attagliava magnificamente al repertorio della moglie Toti Dal Monte, che lo affiancò quasi costantemente.
Nel 1931 la coppia cantò prima in Russia, poi in Oriente. Sulla via del ritorno, De Muro comincia ad accusare i sintomi di un affaticamento polmonare con cui dovrà convivere negli anni successivi. Passato un periodo di convalescenza, la coppia De Muro-Dal Monte riprende a girare l’Europa. Ma la vita coniugale va lentamente disgregandosi, e alla fine del ’32 si arriva alla separazione consensuale.
In un’intervista del 1976, l’attrice Marina Dolfin, sua figlia, disse di suo padre: «Papà aveva una voce stupenda, cantava molto bene. Toscanini aveva sentito un infinità di tenori, ma non ne andava bene uno. Finalmente un giorno disse a mia madre “Ho trovato un tenore che canta come te”. Era mio padre Enzo de Muro Lomanto. Papà era molto dolce con me e mi amava moltissimo. Mamma era artista di grande talento, fascino e disciplina ferrea nello studio e nella professione, ma nella vita quotidiana era volubile e viziata come una bambina».
Nonostante vivessero separati, con l’andare degli anni i rapporti tra Toti ed Enzo si distesero. «Purtroppo papà ha avuto una carriera molto breve, perché soffriva di asma, per un enfisema polmonare dovuto a un’imprudenza di gioventù. Un anno che cantava al San Carlo di Napoli, d’inverno, si ammalò di polmonite. Allora gli antibiotici non esistevano. Lo tirarono fuori dalla polmonite, ma gli dissero di riposare un mese in mezza montagna, senza fare nemmeno una nota di canto. E così si è giocato la salute e la carriera. Per fortuna aveva una laurea in legge e a quarant’anni cambiò mestiere. Per lui è stata una tragedia indicibile».
La fine della carriera artistica, terminata in poco meno di vent’anni, distrusse Enzo de Muro Lomanto più che la sua malattia divenuta cronica. Nonostante vivesse separato, la moglie Toti gli è stata vicino durante in quegli anni, assistendolo fino all’ultimo giorno della sua fiabesca e folgorante vita, terminata a 50 anni, il 15 febbraio del 1952, a Milano.
Una breve vita però molto intensa iniziata in quel palazzo antico di Canosa di piazza Umberto I che meriterebbe essere trasformato in uno scrigno di cultura e di musica.