Nella Bat
Canosa, tentato omicidio: imputati padre e figlio
Fissato il 14 aprile il processo in abbreviato nei confronti di Sabino e Donato Vassalli
CANOSA - Una banale lite degenerata per motivi di vicinato. Per questo ora Sabino Vassalli, 66 anni, e suo figlio Donato, 30 anni, si trovano sul banco degli imputati con l’accusa di tentato omicidio, aggravato dai futili motivi. I due hanno scelto di essere giudicato il il rito abbreviato, fissato per il prossimo 14 aprile innanzi al gup del Tribunale di Trani Marina Chiddo. Il processo riguarda l’aggressione ad un vicino di casa dei Vassalli, F.C., di 36 anni, avvenuta all’alba del 3 aprile 2018.
Alla base della lite l’abitudine di Vassalli di pulire nelle primissime ore del giorno i filtri e i motori degli attrezzi agricoli con una pistola ad aria compressa: un’attività piuttosto rumorosa, che solitamente avveniva nei pressi dell’abitazione dei vicini. Un’abitudine che, secondo quanto riferito dalla persona offesa, durava da anni, disturbando il sonno del 36enne e dei suoi familiari. Fino a quel giorno, sia il padre che la madre della vittima gli avevano chiesto di effettuare questa pulizia in altri orari del giorno, ma invano.
Quella mattina il 36enne viene svegliato dai rumori intorno alle 4.30 . A fronte delle lamentele di F.C., Vassalli avrebbe risposto in dialetto: «Vèt cùcc wannà», e cioè «vatti a coricare ragazzo». La vittima però scende in strada, in pigiama e ciabatte, ed inizia un’accesa discussione con il suo interlocutore. Durante l’alterco, il 66enne avvicina al volto del vicino la pistola del compressore. Poco dopo F.C. si accorge che dal garage esce il figlio di Vassalli, che subito lo colpisce con un pugno e continua a colpirlo. Il padre, nel frattempo, va a prendere una vecchia zappa e si scaglia contro il vicino, già sotto scacco dal figlio. La vittima inizia a correre, ma viene fermato e colpito con la zappa. Prima alla mano, utilizzata per proteggere il viso, poi alla nuca e infine alla testa.
Il padre della vittima è il primo a correre in aiuto del figlio, dolorante in una pozza di sangue. Il 36enne viene prima accompagnato al pronto soccorso di Canosa, e dopo i primi accertamenti ed una Tac viene trasferito con un’ambulanza presso il Policlinico di Bari. I referti medici parlano di un «trauma cranio facciale con ferita lacero contusa e frattura dell’orbita destra e del seno frontale destro», con prognosi di 25 giorni. In un primo momento F.C. ha sporto denuncia nella caserma dei carabinieri, salvo poi fare un’integrazione direttamente in procura.
Le indagini sull’accaduto sono state coordinate dal pubblico ministero di Trani Francesco Tosco, che dopo aver raccolto indizi sufficienti nei confronti di padre e figlio ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio con l’accusa di tentato omicidio in concorso, aggravato dai futili motivi. I due, come detto, hanno scelto l’abbreviato, che in caso di condanna gli consentirà di beneficiare di uno sconto di un terzo della pena. Padre e figlio sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Dello Russo e Domenico Di terlizzi. La vittima, invece, si è costituita parte civile con l’avvocato Mario Malcangi.