Il caso
Ricoverato per un polipo, si contagia in ospedale e muore: inchiesta a Trani
L’odissea di un paziente di 67 anni
TRANI - Il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani, Giovanni Lucio Vaira, ha disposto l’esame autoptico sul corpo di un paziente tranese 67enne morto lo scorso 8 aprile nell’ospedale di Barletta. L’autopsia, svolta sabato scorso presso l’Istituto di medicina legale dell’Università di Bari, dai consulenti Antonio De Donno, Silvio Tafuri e Nicola D’Onghia, è la conseguenza di un esposto denuncia contro ignoti dei familiari dell’uomo, difesi dall’avvocato Antonio Florio.
Secondo la loro ricostruzione, lo scorso 5 marzo il loro genitore aveva accusato debolezza, inappetenza e un forte dolore al braccio, tanto da rendersi necessario l’intervento del 118 ed il ricovero ad Andria. Qui, secondo i sanitari avrebbero dapprima verificato, con esami strumentali, l’esistenza di una fibrillazione al cuore ed un restringimento dell’aorta del 40 per cento. In seguito veniva accertata la presenza di un polipo intestinale.
I sanitari inizialmente avevano ravvisato la necessità di un intervento al cuore mediante installazione di uno stent aortico, tenuto conto del fatto che il paziente era già stato operato al cuore per ricostruire la valvola mitrale. Successivamente, però, non l’avevano più ritenuto necessario ed il 17 marzo, pertanto, veniva eseguito esclusivamente intervento di rimozione del polipo intestinale.
Nelle ore precedenti all’operazione veniva accertata la positività al covid del paziente con il quale, fino a quel momento, l’uomo aveva condiviso la stanza di degenza ospedaliera: quell’altro paziente fu successivamente ricoverato a Bisceglie.
Qualche giorno dopo l’intervento, e precisamente il 23 marzo, fu accertata la positività al covid anche del paziente al quale era stato rimosso il polipo intestinale: veniva così trasferito al reparto di ortopedia covid dell’ospedale di Barletta. Qui, dopo avere accusato notevoli complicazioni a seguito dell’intervento, le condizioni peggioravano in conseguenza dell’ infezione virale: il paziente veniva così affetto da polmonite bilaterale, subiva un arresto cardiaco, veniva intubato e trasferito in terapia intensiva. L’8 aprile, a seguito di un secondo arresto cardiaco e dell’aggravarsi delle condizioni cliniche, il paziente veniva a mancare.
Nell’esposto i familiari chiedono alla Procura della Repubblica di accertare se sussistano profili di responsabilità in capo al personale medico e paramedico che ha avuto in cura il loro genitore, valutando soprattutto se la condotta tenuta dagli stessi sia compatibile con le linee guida e i protocolli sanitari finalizzati ad evitare il contagio da covid all’interno delle strutture ospedaliere, e se il contagio stesso sia stato la causa del decesso.
Il pubblico ministero, nell’incarico formulato per l’esecuzione dell’autopsia, ha chiesto ai suoi consulenti di accertare natura e causa dell’evento letale, se il paziente soffrisse di patologie pregresse che possano essere state causa o concausa del decesso, eventuali condotte colpose nelle scelte diagnostiche e terapeutiche effettuate ad Andria e Barletta e se vi siano stati errori diagnostici e omissioni di trattamenti terapeutici che avrebbero potuto scongiurare l’evento letale, o comunque ritardarlo in modo sensibile.
L’avvocato Florio, interloquendo direttamente con il pubblico ministero, ha chiesto l’integrazione dei suoi quesiti puntando soprattutto sulla condivisione della stanza di degenza ospedaliera di Andria con un paziente positivo, «circostanza che avrebbe determinato l’elevatissima probabilità, come purtroppo accaduto, di contrarre il virus all’indomani dell’operazione chirurgica con un aggravamento di condizioni già critiche».
La famiglia, a sua volta, ha nominato quali consulenti di parte il professor Salvatore Santacroce ed il dottor Vito Borraccia. La relazione peritale dovrà essere depositata entro il prossimo 3 giugno.