Le reazioni
Dazi sulle esportazioni: «Così si destabilizza tutto», l’ira dei produttori lucani
De Salvo (Confapi Matera): i grandi delocalizzano, i piccoli no
POTENZA - Tra danni diretti e indiretti l’effetto può essere deflagrante. I dazi americani sulle esportazioni agitano e non poco l’economia lucana. Esattamente come sta avvenendo nel resto del Paese. Tra auto, mobili, ed agroalimentare il peso dei mercati esteri sulla bilancia commerciale lucana non è certo indifferente e basta questo a giustificare le preoccupazioni che si registrano, in particolare, tra le piccole e medie imprese. È Massimo De Salvo, imprenditore del comparto agroalimentare e presidente di Confapi Matera, a confermare il quadro allarmante che agita i sonni dei produttori lucani. «La situazione è terribile perché sta destabilizzando tutto sia direttamente sia indirettamente – commenta De Salvo - Il primo danno è per le imprese che esportano che non sono solo le grandi imprese ma soprattutto le piccole e medie che si occupano del settore agroalimentare dove ci sono delle specialità. La grande impresa si organizza e decide di farsi lo stabilimento lì, i piccoli non possono delocalizzare e suppongo andranno in difficoltà. Poi, ci sono i danni indiretti perché c’è l’instabilità dei mercati, tutto quello che vai ad acquistare. I dazi modificheranno l’assetto mondiale delle merci. C’è una incertezza terribile e gli occhi sono tutti puntati lì».
Incertezza, una parola che torna e ritorna. Una parola che diventa un filo rosso che mette insieme più aspetti. Perché come spiega ancora De Salvo «alla guerra dei dazi» sia aggiunge la crisi mondiale che tutti conosciamo ed è un’altra batosta perché con l’embargo alla Russia l’Italia ha perso un cliente molto importante ed ora se andiamo a ridurre anche le esportazioni verso gli Usa sarà tutto più complicato».
«Dobbiamo reinventarci!» conclude il presidente di Confapi con un misto di rassegnazione e voglia di andare avanti.
Di certo, in Basilicata uno dei settori dove potrebbero registrarsi i maggiori problemi è quello dell’agroalimentare. Sono i numeri della Confederazione italiana degli agricoltori a dirlo se si pensa che l’export agroalimentare lucano negli Usa incide per il 18 per cento di quello totale con pasta e prodotti da forno al 25 per cento e vini e bevande al 24 per cento. Insomma, cifre sostanziose che dalla guerra commerciale che rischia di aprirsi potrebbero avere importanti flessioni, soprattutto se si considera che le vendite delle produzioni alimentari lucane all’estero hanno segnato a fine 2024 un più 18,7 per cento rispetto al 2023. Un anno d’oro per l’alimentare “made in Basilicata”, proiettato verso nuovi mercati esteri, a cui si somma l’aumento del 3,5 per cento in un anno dell’export di prodotti agricoli. «È l’agroalimentare lucano – sottolineano i vertici della Cia di Potenza e Matera – che ha consentito un margine di recupero rispetto al tonfo dell’export delle auto prodotte a Melfi che registrano il meno 63,4 per cento in un anno. Ciò evidenzia che la regione si distingue per una varietà di prodotti certificati che contribuiscono non solo alla sua economia, ma anche al patrimonio culturale ed enogastronomico italiano. In particolare, si contano 19 prodotti riconosciuti, tra cui 13 alimentari e 6 vini, che posizionano la Basilicata al diciannovesimo posto tra le regioni italiane per numero e valore di produzioni Dop e Igp certificate dall’Unione Europea. Il comparto agroalimentare specifico è valutato 2,5 milioni di euro, mentre quello vitivinicolo, incluso i vini doc, docg e Igt raggiunge i 13 milioni di euro». Il tutto con una rete di operatori di 728 soggetti.
«Serve un’azione diplomatica forte - dice il presidente nazionale della Cia Cristiano Fini - l’export agroalimentare negli Usa è cresciuto del 158 per cento in dieci anni e oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino made in Italy».
Insomma, un mercato decisamente strategico per l’Italia e per il territorio lucano. Intanto, sui dazi ad essere d’accordo sulla posizione del Governo Meloni è il presidente della Regione, Vito Bardi. Interpellato dall’Ansa il governatore spiega di condividere «la posizione del Governo italiano, del vicepresidente Tajani e del Partito popolare europeo: il protezionismo non è la risposta alla competizione globale». «I dazi rischiano di danneggiare filiere strategiche per il nostro territorio, dall’agroalimentare di qualità all’industria manifatturiera, senza produrre benefici reali per nessuno» spiega Bardi secondo cui «la trattativa con gli Usa deve essere affrontata a livello europeo per rafforzare la nostra posizione e tutelare al meglio i prodotti italiani». «Come ha sottolineato Tajani, indebolire l’Europa con tentativi unilaterali sarebbe una forma di autolesionismo anti-europeista dannoso per la nostra economia. Confidiamo - aggiunge il presidente - in una soluzione negoziata nell’ambito del dialogo transatlantico, che tuteli gli interessi delle imprese lucane e italiane, nel rispetto delle regole del commercio internazionale. L’Ue dimostri unità e determinazione nel difendere il nostro modello economico, fondato sulla libera concorrenza e sull’eccellenza dei prodotti».