l'incontro
L’allarme dei vescovi lucani sul futuro socio economico della Basilicata
«Bisogna scegliere tra rinascita e rassegnazione è tempo di agire anche con il Governo nazionale»
In un clima segnato da preoccupazioni crescenti per il futuro economico e sociale della Basilicata, i Vescovi lucani hanno scelto la prima domenica di Avvento per lanciare, ancora una volta, un accorato appello rivolto a istituzioni e cittadini per abbattere squilibri e rivalità. In testa la complessità della crisi che investe diversi settori della regione, con particolare gravità nel comparto automotive nell’area di San Nicola di Melfi, che mette a rischio migliaia di posti di lavoro e impone scelte urgenti per scongiurare un ulteriore impoverimento. Parole dritte al cuore delle criticità dai 5 Vescovi, rappresentanti delle sei diocesi della provincia ecclesiastica: l’Arcidiocesi Metropolita di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo con Monsignor Davie Carbonaro e le suffraganee di Acerenza, Mons. Francesco Sirufo, Matera-Irsina e Tricarico guidate, Mons. Caiazzo, Melfi-Rapolla-Venosa, Ciro Fanelli e la Diocesi di Tursi-Lagonegro retta da Vincenzo Carmine Orofino. I prelati, ispirandosi al messaggio del Vangelo, hanno evidenziato la necessità di restituire speranza alle comunità locali.
“Occorre una radicale presa di coscienza e una straordinaria mobilitazione dei ‘mondi vitali’ della nostra regione“, affermano, richiamando l’attenzione su una transizione che tenga conto della dignità della persona. La pandemia, le crisi geopolitiche e il crescente impoverimento del Sud Italia hanno acuito le diseguaglianze economiche e sociali, relegando regioni come la Basilicata a una marginalità sempre più insostenibile. Passaggio importante alla sfida della transizione ecologica che non può essere accolta sacrificando il benessere dei lavoratori. Al contrario – hanno scritto - essa rappresenta un’opportunità per promuovere un modello di sviluppo sostenibile che coniughi giustizia sociale, economica e ambientale. Spada di Damocle la gestione delle risorse naturali, tema acuito dall’emergenza idrica. “Il nostro territorio – hanno scritto - pur segnato da evidenti criticità e contraddizioni, presenta notevoli potenzialità, purtroppo ancora inespresse e divise. Pensiamo ad esempio ai numerosi “beni comuni” che lo caratterizzano: ambiente, acqua, riserve delle aree forestali. Se adeguatamente valorizzate – la sottolineatura - possono senza alcun dubbio contribuire a rafforzare l’ossatura della nostra economia. La sfida che ci sta davanti è di sconfiggere un pessimismo latente ed una incapacità di una visione comune di rinascita socio-economica, avviando una ripresa oggettiva che non può prescindere dal porre la nostra Basilicata in rete con il resto del Mezzogiorno”.
Il “bene comune” tema portante dell’agenda, con richieste ben precise e non più rinviabili, articolate in quattro punti chiave. Investimenti infrastrutturali, per colmare l’isolamento della regione e avvicinarla alle dinamiche contemporanee, vedi la dotazione infrastrutturale, “anche alla luce delle sfide poste dalle autonomie differenziate”. Nuove politiche industriali, con “un piano nazionale e regionale per la riconversione”, investendo in settori innovativi e sostenibili, capaci di creare occupazione di qualità. Ed ancora, investimenti nella formazione, “essenziale per colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro, in particolare, sostenendo i giovani, favorendo il loro inserimento lavorativo e promuovendo la sinergia tra università, centri di ricerca e sistema produttivo”. Sulle politiche attive del lavoro, “incentivi per l’autoimprenditorialità, tirocini e borse di studio per aiutare i disoccupati” e promuovere il lavoro femminile spesso penalizzato. Poi spazio alla riflessione sul caso Stellantis, pilastro dell’economia che “ha costituito la novità più rilevante della Basilicata moderna dopo gli anni ’80”. Faro acceso sullo scenario internazionale, dove “la tendenza alla decarbonizzazione” ha prodotto effetti spesso di deindustrializzazione, con impatti socio-economici allarmanti e pericolosi per la tenuta sociale dei Paesi”.
Ecco perché, i Vescovi hanno chiesto di ristabilire la “strategicità” dell’impianto di Melfi, attraverso accordi e strategie innovative, affinché possa continuare a essere un motore di sviluppo lucano. “Siamo consapevoli che la crisi del settore è complessa e va approcciata in maniera sistematica. Sono necessari accordi e visioni coraggiose ed innovative a partire da alcuni temi e scelte fondamentali”. Le ultime righe sono un invito all’unità e alla corresponsabilità. “È tempo di agire in modo coordinato, coinvolgendo le parti sociali, l’Europa, il Governo nazionale e le istituzioni locali. Insieme siamo chiamati tutti a costruire una visione di futuro per la nostra Basilicata, in cui la crescita economica vada di pari passo con la giustizia sociale e la tutela dell’ambiente”. Queste parole mai così esplicite del delicato in cui la Basilicata è chiamata a scegliere tra rassegnazione e rinascita.