Il caso mazzette
Altamura, il sindaco arrestato si dimette: il consiglio a casa
Forte è ai domiciliari da luglio, ieri la decisione e il primo giorno del processo. su un presunto giro di favori negli appalti
ALTAMURA - Il sindaco Giacinto Forte, ai domiciliari dal luglio scorso per corruzione, e la sua maggioranza hanno rassegnato in blocco le dimissioni ieri pomeriggio. Un esito ormai inevitabile, sia per la paralisi dell’attività consiliare sia per l’incalzare della vicenza giudiziaria e delle scadenze elettorali. Oggi sarà nominato un commissario prefettizio.
Al Comune, sul tavolo della segretaria generale Antonella Fiore, sono arrivate le dimissioni del sindaco e sono state firmate quelle dei 14 consiglieri di maggioranza: il presidente dell’assise Giandomenico Marroccoli e poi Giuseppe Cifarelli, Maria Clemente, Antonio Colonna, Luca Dambrosio, Nicola Dibenedetto, Vincenzo Ferrulli, Onofrio Gallo, Domenico Laterza, Tommaso Lorusso, Nicola Fedele Loizzo, Antonio Petrara, Carlo Scarabaggio e Michele Ventricelli. Ne bastavano tredici, quindi sono efficaci per far decadere gli organi elettivi e la giunta. La maggioranza era composta da Forza Italia, Fratelli d’Italia, Noi per l’Italia e liste civiche anche se questa era la «fotografia» attuale mentre con la vittoria di Forte al ballottaggio in prevalenza gli eletti erano espressione del raggruppamento civico «Giacinto Forte Sindaco».
Ieri, martedì, è iniziato intanto il processo (una ventina le parti civili) sul presunto giro di mazzette che vede coinvolto anche Forte, in relazione a un solo episodio. L’ormai ex primo cittadino, 48 anni, almeno per ora resterà ai domiciliari perché la seconda sezione penale del Tribunale di Bari (presidente Flora Cistulli) ha rigettato ieri l’istanza di revoca della misura cautelare presentata in apertura di udienza dalla sua difesa. Se il presunto «faccendiere» Roberto Tisci, già vicesegretario Pd di Acquaviva, e l’imprenditore di origine albanese Bertin Sallaku hanno chiesto di patteggiare, per Forte (assistito dagli avvocati Antonio Maria La Scala e Giovanni Moramarco) e per l’altro imprenditore imputato Michele Fatigati, socio di Sallaku, assistito dagli avvocati Maria Gurrado e Vito Fatigati, il processo è appena iniziato.
Al centro dell’inchiesta coordinata dai pm Claudio Pinto e Marco D’Agostino e condotta da Carabinieri e Finanza, presunti favori negli appalti di numerosi Comuni di Terra di Bari. Per Forte, sostanzialmente, l’accusa è di avere preso una mazzetta da 15mila euro da Sallaku, con l’intermediazione di Tisci, per favorire la «Besa Costruzioni» dell’albanese in relazione a un solo episodio, un appalto relativo al «riutilizzo a fini irrigui delle acque reflue affinate licenziate dal depuratore a servizio dell’abitato di Altamura». Un intervento al quale il Comune era stato ammesso con riserva del finanziamento da parte della Regione Puglia. Tisci, in un memoriale dal carcere, ha fatto delle ammissioni su molte vicende dell’inchiesta ma ha negato di avere dato soldi a Forte.