il processo

Bari, per anni ha picchiato moglie e figlia minorenne: 38enne condannato a 4 anni

La sentenza della Corte d’Appello per maltrattamenti in famiglia. I giudici lo hanno assolto dalla violenza sessuale, disponendo anche la trasmissione degli atti alla Procura per valutare le eventuali calunnie della moglie

La Corte di Appello ha inflitto 4 anni di reclusione (quasi dimezzando la condanna a 7 anni del primo grado) ad un 38enne barese imputato per aver maltrattato per anni la compagna convivente, offendendo e percuotendo con violenza anche la figlia minorenne quando prendeva le difese della madre.

I presunti abusi sarebbero andati avanti dal 2020 al 2024, quando la donna, 36enne, ha trovato il coraggio di denunciare. I giudici del secondo grado lo hanno ritenuto responsabile dei maltrattamenti ma lo hanno assolto dalla violenza sessuale, disponendo anche la trasmissione degli atti alla Procura per valutare le eventuali calunnie della moglie. Stando al racconto della vittima e ai successivi accertamenti dei carabinieri, l’imputato avrebbe maltrattato la compagna e la figlia 16enne «con cadenza quasi quotidiana». Avrebbe minacciato la donna anche di morte con frasi pronunciate in tono intimidatorio come «ti devo uccidere, ti devo impiccare, ti devo mettere due dita in gola, io andrò in carcere ma a te porteranno i fiori al cimitero». In più occasioni l’avrebbe picchiata con calci, pugni e schiaffi. Ad agosto 2023, per esempio, infastidito per essere stato contraddetto durante una conversazione, l’avrebbe colpita con un pugno al volto tanto da farle sanguinare il labbro. Ad agosto e dicembre dello stesso anno l’avrebbe colpita con pugni agli occhi e alle gambe causandole vistosi lividi. A maggio 2024 l’avrebbe picchiata «selvaggiamente» provocandole la frattura di una costola e, infine, la notte tra il 10 e l’11 giugno le avrebbe stretto le mani intorno al collo fino quasi a soffocarla, fermandosi solo per il «pianto disperato» della figlia di 8 anni che era nella stessa stanza. Era accusato anche di averla costretta ad avere rapporti sessuali con pratiche umilianti (ma da questo reato è stato assolto), controllandola costantemente in modo ossessivo, frugando nelle borse e negli effetti personali e sottraendole il cellulare per visionarne i contenuti.

Alla figlia 16enne, invece, avrebbe riservato «umiliazioni con frasi scurrili, offensive e denigratorie», accusandola di prendere le difese ed essere «complice» della madre, picchiandola «in modo violento e senza motivo». Qualche giorno prima di essere denunciato e poi arrestato, l’avrebbe colpita alla testa con un cellulare, cacciandola di casa e costringendola ad andare a vivere con la nonna materna. L’11 giugno 2024 si sarebbe verificato l’ultimo violento episodio contro la compagna. Quella stessa notte lei lo ha denunciato e quarantotto ore dopo l’uomo è finito in cella. In poco più di un anno si sono celebrati i due gradi di giudizio ora conclusi con condanna a 4 anni di reclusione. 

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