Il caso
Bari, quel distributore di benzina senza certificato antincendio
Nella causa tra Kuwait Petroleum Italia e il gestore spunta la revoca disposta dai vigili del fuoco
Il «locatario» non vuole mollare l’immobile, il proprietario, scaduto il contratto, insiste affinché l’«inquilino» vada via quanto prima. Quante cause civili di questo tipo pendono davanti agli uffici giudiziari? Infinite. Ma se l’immobile è un distributore di benzina; se lo «sfratto» viene intimato al concessionario da una multinazionale del petrolio; se, soprattutto, i vigili del fuoco revocano il certificato antincendio - un particolare non di poco conto per chi vende materiale infiammabile come la benzina - beh, allora il discorso cambia.
Houston, abbiamo un problema. Questa è la storia del distributore di benzina di corso Alcide De Gasperi, civico 374, a Bari, il cui gestore, scaduto il contratto non rinnovato da Kuwait Petroleum, non molla l’osso. L’imprenditore, che avrebbe dovuto riconsegnare a maggio 2025 stazione di servizio, bar e autofficina, sembra non avere alcuna intenzione di riconsegnare l’immobile. Una battaglia legale, quella con la Kuwait, che in realtà, resta solo sullo sfondo, perché in ballo sembra esserci un tema sicurezza.
Il problema vero, infatti, emerge dalla comunicazione inviata lo scorso 10 settembre dal Comando provinciale dei Vigili del Fuoco a Kuwait Petroleum, prefettura e Comune di Bari (sportello Suap) nella quale si legge: «Viste le comunicazioni di codesta società (Kuwait Petroleum Italia, ndr) con le quali si comunica l’intenzione di smantellare l’impianto e di conseguenza di rinunciare al titolo abilitativo all’esercizio ai fini antincendio in corso di validità, si revoca e si rende giuridicamente nulla l’attestazione di rinnovo periodico di conformità antincendio acquisita e validata» in data 24 giugno 2025. «Se l’impianto fosse ancora in esercizio - conclude la breve nota - si dispone che alla data di ricezione della presente lo stesso sia cessato e con immediatezza si provveda a rimuovere il prodotto energetico presente in tutti i serbatoi e bonificare gli stessi». Ieri l’impianto era in funzione con il logo della multinazionale avvolto da teli neri di plastica.
Insomma, il distributore di benzina, con annessi autofficina e bar, in una zona residenziale, è ancora lì ma senza il certificato antincendio. Il gestore, assistito dall’avvocato Francesco Ranieri, «resiste» sin dallo scorso 17 luglio, quando l’ufficiale giudiziario si presenta in corso De Gasperi per dare esecuzione alla riconsegna della stazione di servizio e l’imprenditore eccepisce una serie di questioni contestate da Kuwait Petroleum, assistita dal prof. avv. Ugo Patroni Griffi e dagli avvocati Maurizio Rossi e Daniela d’Andrea. Il gestore - è la tesi - è tranquillamente in grado di misurare il carburante residuo. Per superare il suo rifiuto - sostiene il collegio difensivo - potrebbe intervenire la guardia di finanza perché la multinazionale, per questioni di sicurezza, ha l’obbligo di chiudere l’impianto.
Quanto all’occupazione di officina e bar, Kuwait Petroleum chiede al giudice di essere nominato custode dei beni, predisponendo un inventario di tutta la merce che il gestore deve riprendersi pena la distruzione. Ma occorre agire d’urgenza: la stazione di servizio da una settimana è priva di certificato antincendio.