il caso

Bari, chiesto il processo per il parroco di San Giovanni Battista: «Neonato morto di freddo nella culletta»

Don Antonio Ruccia e un tecnico sono accusati di omicidio colposo: il malfunzionamento della culla termica della parrocchia avrebbe causato il decesso del bimbo di pochi mesi abbandonato il 2 gennaio

Si aprirà il 23 novembre davanti al gup Ilaria Casu l’udienza preliminare nei confronti di don Antonio Ruccia, parroco della chiesa di San Giovanni Battista, e Vincenzo Nanocchio, il tecnico che si è occupato dell’intervento sulla culla termica della parrocchia in cui il 2 gennaio un neonato è morto di stenti e di freddo.

Il procuratore aggiunto Ciro Angelillis e la pm Angela Morea contestano a entrambi l’ipotesi di omicidio colposo. L’indagine non ha ancora chiarito chi ha abbandonato vivo il bimbo nella culla termica: è in piedi un’ipotesi di abbandono di minore nei confronti di ignoti. Il bimbo, di poche settimane, è stato battezzato «Angelo». L’autopsia ha accertato che la morte è avvenuta per ipotermia, mentre una perizia tecnica ha ritenuto che la culla della parrocchia non era sicura in quanto non funzionava il tappetino che avrebbe dovuto accendere il sistema di riscaldamento, innescato dal peso.

Secondo la Procura di Bari, che ha chiesto il rinvio a giudizio per il parroco per don Antonio Ruccia e per il tecnico Vincenzo Nanocchio, per la morte del neonato lasciato nella culla termica della parrocchia, il tappetino posto sotto il materasso, collegato a una scheda elettronica per far partire la chiamata di allerta, non avrebbe rilevato il peso di 2,8 chili del neonato. Quel tipo di tappetino, si legge nel capo di imputazione, svolge prevalentemente una funzione di antifurto «quando viene calpestato dai piedi che concentrano il peso di una persona», e quindi non sarebbe stato idoneo a rilevare il peso del neonato, peraltro non avrebbe dato «l'impulso alla scheda elettronica e al combinatore telefonico», perchè era in corto circuito. Per questo non sarebbe partita la telefonata al cellulare del parroco. Infine, il sistema di condizionamento dell’aria, giudicato «comunque inadeguato» perché «in assenza di movimenti (…) si spegne dopo 9 minuti», avrebbe erogato aria fredda e non calda a causa di una perdita del compressore, che lo rendeva privo di gas.

Ruccia e Nanocchio, per i pm, avrebbero poi omesso di dotare il sistema di sicurezza di accorgimenti che ne assicurassero il funzionamento anche in caso di guasto, e non avrebbero moltiplicato i sensori e gli interruttori «per garantire il funzionamento di almeno uno di essi. Avrebbero inoltre dovuto far sì che il condizionatore, una volta acceso, non si spegnesse automaticamente e non avrebbero poi predisposto un «tasto a fungo» da schiacciare, una volta posato il neonato, per far partire la chiamata.

Ruccia, infine, nel poster affisso all’esterno della culla, indicando il «collegamento diretto tra l’allarme generato della culla e il locale Policlinico» e la circostanza che la culla fosse «termica», avrebbe determinato «un affidamento ingannevole circa il certo funzionamento del sistema collegato alla culla» e "la prospettiva di sopravvivenza certa dell’infante».

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