L'intervista
Bari, l'assessore Lacoppola: «Nove nuovi asili nido, 500 posti in più, ma servono 5 milioni per la gestione»
«Se Governo e Regione non intervengono, 150 assunzioni a rischio. Imitare la Regione Toscana con i buoni educativi estesi anche agli asili comunali»
Nove nuovi asili nido in via di realizzazione chef Pnrr, più quattro immobili da ristrutturare, cinquecento posti-bambino in aggiunta agli attuali 227 - per l’anno 2025/26 sono 842 le domande giunte al Comune - e finalmente un servizio adeguato per le famiglie baresi. Un ulteriore tassello nel mosaico basato su sistema 0-6 anni, poli per l'infanzia, sostegno alla genitorialità, lotta alle povertà educative.
Sullo sfondo della nascita dei poli dell’infanzia, però, il rischio che molte strutture restino chiuse causa assenza fondi utili per la gestione del servizio. In ballo c’è un fabbisogno di 5 milioni di euro con annesse 150 assunzioni - tra educatori, cuochi, pedagogisti e amministrativi -, unità lavorative che restano in bilico, nonostante l’esistenza delle graduatorie.
A lanciare l’allarme è l’assessore alla Politiche educative del comune di Bari, Vito Lacoppola, che chiama in causa Governo nazionale e Regione Puglia. «Mobilitiamoci tutti insieme: sindacati, politica, maggioranza, opposizione, affinché il Governo ci dia anche le risorse per la gestione del personale», sostiene in quella che definisce una battaglia. «Se queste risorse non dovessero arrivare dobbiamo chiedere alla Regione Puglia di imitare la Regione Toscana, che i buoni educativi siano estesi anche ai Comuni». «Diversamente sarà un bagno di sangue insostenibile per le famiglie - aggiunge -, con il rischio di trovarci di fronte a un paradosso. Avere dei nidi bellissimi, nuovi, con tutte la strutture a norma, efficienti, funzionali, ma senza la cosa più importante, la gestione».
Bari ha puntato sui poli dell’infanzia, attingendo a piene mani dai fondi Pnrr in modo da ampliare l'offerta.
«Abbiamo puntato tutto sull'applicazione del decreto legislativo 65 del 2017 e quindi, sulla creazione dei poli per l'infanzia, sistema 0-6 anni, in modo da perseguire la continuità didattica tra 3 mesi e 6 anni. In pratica dal nido fino alla fine della scuola dell'infanzia, con annessi gli sportelli per le famiglie. Quelle famiglie che oggi vedono il fenomeno della nascita, l’esperienza della genitorialità, come un momento di crisi, con le difficoltà sia dal punto di vista lavorativo che economico, saranno finalmente supportate adeguatamente».
Al momento si può parlare di una gestione mista tra pubblico e privato.
«Abbiano delle buone prassi, ma l’idea è di passare totalmente a gestione pubblica, cosa di fatto mai realizzata in città. Con gli stati generali dell'infanzia, 24 incontri articolati in sei tavoli e 350 stakeholder, coinvolgendo pubblico, privato, mondo delle associazioni, Asl e tutti i mondi afferenti all'infanzia, abbiamo elaborato una bozza di documento programmatico, che sarà presentato entro dicembre. Abbiamo tracciato le linee guida dell'amministrazione in questa fase di ampliamento dell'offerta dei nidi: sistema 0-6 anni, poli per l'infanzia, sostegno alla genitorialità, lotta alle povertà educative».
Qual è l’attuale situazione?
«Abbiamo sulla carta un piano per l'infanzia straordinario, creato nella precedente amministrazione e andiamo in continuità: 7 asili nuovi, distribuiti nelle aree periferiche, più 4 immobili da ristrutturare. Il primo sarà pronto subito dopo l'estate a Policlinico, dove potranno entrare per il 50% famiglie esterne, per il restante 50% di famiglie di dipendenti».
A pieno regime, quanti bambini verranno accolti?
«Se ne aggiungeranno 500 agli attuali 227, a fronte di 842 domande pervenute. Oltre ai fondi Pnrr, il Governo ha pronto il bando per per attrezzare queste strutture con gli arredi».
E veniamo al tasto dolente della gestione.
«I costi per gestire 11 nuovi asili si traducono in quasi 5 milioni di euro all’anno. I conti sono presto fatti: ci servono 150 unità di personale di cui 100 educatori, 10 cuochi, 10 pedagogisti, 10 amministrativi. Al momento il Governo non ha messo fondi a disposizione e nel 2025 a causa della mancanza di copertura finanziaria, non abbiamo potuto inserire l'assunzione di un insegnante d'infanzia».
Qual è l’attuale forza lavoro?
«Abbiamo 72 insegnanti in servizio, su una dotazione organica a 88, e 102 educatori (su dotazione organica di 118). Se non troviamo le risorse per il personale, il passo successivo sarà tenere chiuse le strutture. Assurdo».
C’è un’alternativa?
«Si dovrà andare in esterno coi privati. Premesso che non ho nessun condizionamento ideologico o politico contro la gestione privata. Però, parto da un principio: il servizio educativo dev'essere pubblico. Credo in questo. Basta vedere come funzionano gli asili comunali. Ribadisco, non voglio fare una battaglia ideologica contro la gestione privata, però voglio tutelare tutte quelle ragazze e tutti quei ragazzi che hanno fatto i concorsi che sono delle nostre graduatorie in attesa di chiamata. Ad oggi, la politica del Comune di Bari, a differenza di altre politiche tenute da altre città metropolitane del Nord che sono andate da subito in esterno, dice che crediamo nella gestione interna, altrimenti non avremmo assunto 100 educatori, 80 insegnanti, 30 cuochi».
Qual è la soluzione?
«L'unica strada per poter avere una gestione ancora interna dei nostri asili è andare a vedere le buone prassi come la Regione Toscana che offre i nidi praticamente gratis alla sua popolazione grazie all'utilizzo dei buoni educativi, estesi agli asili comunali, mentre in Puglia vengono dati solo ai privati. Se non si cambia, il rischio è di esternalizzare con la tariffa che aumenterebbe a dismisura»
Ci fa un esempio?
«Abbiamo già fatto i calcoli: verrebbe raddoppiata. Si passerebbe dall’attuale massimo pari a 420 euro addirittura a 800 euro mensili. Sarebbe insostenibile e inaccettabile. Invece grazie all'estensione dell'applicazione di buoni educativi anche ai nidi comunali, oltre ai bonus Inps, la tariffazione verrebbe azzerata. Con le risorse per la gestione da parte del Governo la strada e l’estensione dei buoni da parte della Regione, l’offerta alle famiglie sarebbe finalmente adeguata e alla portata di tutti».