il caso
Bari, anche dal mondo della scuola il sostegno alla Palestina: esposta la bandiera sul cancello del Salvemini
«Non in nostro nome»: il gesto degli studenti del liceo
BARI - Una bandiera palestinese con la scritta "Non in nostro nome" è stata affissa sul cancello di ingresso del liceo scientifico Salvemini di Bari. Il riferimento è a quanto alle condizioni di vita nella Striscia di Gaza e alla brutalità degli attacchi israeliani. La bandiera è stata sistemata questa mattina prima del suono della campanella ed è il modo degli studenti e delle studentesse per manifestare vicinanza alla popolazione palestinese e chiedere lo stop delle ostilità.
Intanto, dopo anche le prese di posizione della Regione e del Comune di Bari, non si arrestano le manifestazioni di solidarietà. Rientrerà al buio, priva di fiori per essere vicina alle sofferenze del popolo palestinese. È l’icona della Madonna del Buon Consiglio a cui la città di Ruvo di Puglia (Bari) è devota. Proprio come lo è Papa Leone XIV. «Abbiamo seguito anche gli appelli del Pontefice e ci è sembrato che far rientrare la Vergine in chiesa stasera senza i soliti abbellimenti fatti di boccioli e luci, era un modo per dire basta alle violenze, basta al continuo affamare un popolo che muore nell’indifferenza», spiega don Nicola Brattoli, parroco della chiesa di San Rocco e in cui ora è conservato il dipinto. «È arrivato qui lo scorso 26 aprile, quando si celebra la Madonna del buon Consiglio e oggi rientrerà nella parrocchia del Redentore dove si trova di solito», aggiunge il prete.
«Le immagini della coppia di medici che piangeva sui corpi dei loro nove figli carbonizzati dai raid israeliani, l’assalto di donne e bambini agli aiuti umanitari, la disperazione della morte hanno scosso me e l’intera comunità. Ci siamo interrogati su cosa potevamo fare e abbiamo pensato al rientro mariano al buio», chiarisce il sacerdote evidenziando che «vogliamo lanciare un messaggio perché le proteste sembrano essere inutili e le manifestazioni lasciano il tempo che trovano».
«Certo - conclude - il nostro sarà un atto simbolico, una goccia nel mare ma è una via per dire che non siamo indifferenti a quanto accade a Gaza».