dopo il caso aeroporti

La laurea falsa di Fiorella, l'Università di Bari nega i documenti sulla laurea vera: «C'è la privacy»

massimiliano scagliarini

Respinta (violando le norme sulla trasparenza) la richiesta di accesso civico della «Gazzetta»: una scelta poco comprensibile

L’Università di Bari ha negato alla «Gazzetta» l’accesso al (vero) certificato di laurea di Carmela Fiorella, moglie del consigliere regionale Filippo Caracciolo che aveva usato la (falsa) pergamena per vincere un concorso da dirigente in Aeroporti di Puglia, da dove poi si è dimessa dopo che la «Gazzetta» ha denunciato il caso.

Il diniego (mandato fuori termine) condensa in 20 righe il manuale di come (non) si gestisce la trasparenza degli atti amministrativi, la cui conoscenza è garantita per legge attraverso l’accesso civico generalizzato. Ma l’Università, che pure nei giorni in cui è scoppiato il caso ha fatto uscire (via Whatsapp) la notizia della falsità del documento, ora dice che deve tutelare «i dati personali» contenuti nel documento. Dimentica che la stessa Fiorella ha confermato pubblicamente la falsificazione. E dunque quel documento ha perso (se mai l’ha avuta) qualunque tipo di protezione. Certo non può essere motivo di diniego all’accesso «la conduzione di indagini sui reati e il loro perseguimento» visto che il documento è stato già acquisito dalla Procura. E nemmeno può essere invocato «il regolare svolgimento di attività ispettive» (di cui non ha documentato l’esistenza).

Siamo di fronte a una palese violazione delle linee guida Anac, che impongono di effettuare un bilanciamento tra gli interessi in gioco: omettere questa valutazione significa tutelare chi falsifica le lauree. La trasparenza degli atti amministrativi dovrebbe essere un baluardo di un’istituzione che aspira a trasmettere il sapere. Il professor Bellotti, nuovo rettore in pectore, ha nulla da dire su questo scempio?

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