dopo il crollo

Palazzina crollata, non è finita: vanno demoliti gli ultimi due piani dell'edificio pericolante

Davide Lattanzi

Sopralluogo dei tecnici sull'immobile dichiarato inagibile: era stato sopraelevato e condonato, ma 4° e 5° piano ora non reggono più

BARI - Ora si rischia una clamorosa reazione a catena: la concreta prospettiva è «perdere» un’altra palazzina nel quartiere Carrassi. Il peggio non è passato in via Pinto. Il crollo della palazzina ad angolo con via De Amicis porta con sé pesantissime ripercussioni anche sugli edifici attigui. In particolare, l’allarme si concentra sul civico 16 di via Pinto: una situazione che da subito è sembrata molto delicata poiché si tratta dello stabile direttamente confinante con quello collassato lo scorso 5 marzo. I numerosi controlli e le verifiche degli ultimi giorni hanno forse addirittura amplificato le prime impressioni: almeno gli ultimi due piani della struttura sono gravemente compromessi, con ogni probabilità in modo irreversibile.

Perché è probabile la demolizione I motivi di un contesto che si rivelerebbe drammatico per tante famiglie già provate dai forti disagi dello sgombero subito nove giorni fa risiedono nello storico edilizio della palazzina. L’anomalia, in particolare, sarebbe nei solai che reggono il terzo e il quarto piano, sopraelevati in un secondo momento rispetto alla costruzione originaria: il loro peso, infatti, non è scaricato sulle fondamenta dell’edificio, bensì proprio sul muro confinante del palazzo crollato. Facile intuire, pertanto, che rischiano di non poter mai essere posti in sicurezza. Al momento, anzi, sono strutture talmente fragili da non poter nemmeno escludere a priori persino il loro collasso in seguito alla demolizione controllata in corso nella palazzina crollata. Un’eventualità che si sta provando a scongiurare proprio con un’opera calibrata al millimetro. Opportuno sottolineare che l’eliminazione dei due piani non è prevista nelle opere in corso, ma sembra comunque una soluzione inevitabile nell’immediato futuro.

L’ordinanza del sindaco La gravità della situazione, d’altra parte, è desumibile dall’ordinanza emessa ieri dal sindaco Vito Leccese. Il provvedimento riguardante via Pinto 16 (già evacuata il 5 marzo) è, infatti definito «urgente e necessario» a seguito dei sopralluoghi effettuati mercoledì scorso dai Vigili del fuoco e dai tecnici del settore Immobili Comunali. «Il crollo della palazzina di via Pinto 6 - spiega il Comune - ha fortemente compromesso la stabilità dell'edificio limitrofo» Pertanto, si ordina ai soggetti proprietari delle unità immobiliari di «permanere nell’inibizione all’accesso all’immobile inagibile». Nel provvedimento si richiede anche «di effettuare una scrupolosa verifica, a cura di tecnico competente abilitato delle condizioni statiche di tutti gli elementi strutturali dell’immobile, finalizzata alla messa in sicurezza definitiva del fabbricato». I Vigili del Fuoco hanno evidenziato, inoltre, che particolare attenzione dovrà essere posta durante le fasi di messa in sicurezza dell’area oggetto del crollo, non potendo escludere l’evoluzione del dissesto statico anche dell’edificio sito in via Pinto 16. I tecnici della Po.E.Q. Progettazione e Manutenzione Strutture del Settore Immobili Comunali hanno, inoltre, rilevato una serie di fattori di rischio, constatando che «il crollo del fabbricato di via Pinto 6, in particolare l'assetto fuori piombo della muratura di confine, ha innescato un evidente dissesto statico sull’adiacente edificio. È stata verificata la presenza di un quadro lesionativo diffuso sulle murature delle unità immobiliari, nonché una generalizzata precarietà delle condizioni di equilibrio». All’attualità, pertanto, «non possono escludersi ulteriori effetti dei dissesti riscontrati, in considerazione altresì di un eventuale collasso progressivo e a catena sulle strutture».

Possibili sequele giudiziarie Tra le disposizioni, è previsto anche lo sgombero per ragioni di sicurezza della palazzina al civico 22 di via Pinto: i residenti erano appena rientrati nelle loro abitazioni mercoledì scorso dopo una settimana di «esilio forzato». Ma mentre il loro nuovo ritorno non dovrebbe prevedere tempi eccessivi, la situazione di via Pinto 16 potrebbe trasformarsi in una vera odissea. Toccherà ai condomini, infatti, redigere un progetto per la messa in sicurezza dell’immobile: un passaggio che, oltre la necessaria rinuncia agli ultimi due piani, potrebbe comportare costi elevatissimi, nonché eventuali azioni di risarcimento (secondo la disciplina dell’articolo 2053 del codice civile) nei confronti dei proprietari degli appartamenti del palazzo crollato. Le persone sgomberate in via Pinto 16 oggi si dividono tra le sistemazioni garantite dal Comune allo studentato Adisu in via Camillo Rosalba oppure si appoggiano da parenti e amici. Hanno poca voglia di parlare e il cuore pesante: ora hanno perso qualsiasi certezza. 

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