Il caso
Si fa 8 mesi in cella accusato del tentato omicidio dello zio ad Altamura, poi viene assolto: lo Stato gli pagherà 58mila euro
Indennizzo per ingiusta detenzione al 41enne Massimiliano Colonna. L’aggressione armata in cui rimase riferito il 61enne Michele Cassano risale al 9 dicembre 2017 ed ebbe luogo nelle campagne dove la vittima era ai domiciliari per ricettazione
ALTAMURA - Ammonta a poco più di 58mila euro l’equa riparazione che lo Stato dovrà pagare al 41enne di Altamura Massimiliano Colonna per i 248 giorni che quasi sette anni fa ha trascorso ingiustamente in carcere con l’accusa, poi rivelatasi infondata, di aver partecipato come istigatore all’agguato nei confronti dello zio. La Corte di Appello di Bari ha così accolto il ricorso del 41enne, difeso dall’avvocato Fernando Tripaldi, riconoscendogli un indennizzo per ingiusta detenzione.
L’aggressione armata in cui rimase riferito il 61enne Michele Cassano risale al 9 dicembre 2017 ed ebbe luogo nelle campagne tra Altamura e Cassano, dove la vittima era ai domiciliari per espiare una pena definitiva per ricettazione. Stando alla ricostruzione fatta all’epoca degli investigatori, a bordo di una Audi A5 due persone, identificati inizialmente in Francesco Ritoli e Massimiliano Colonna, raggiunsero la masseria e vi fecero irruzione aprendo il fuoco per ben tre volte con una pistola calibro 7,65. Un proiettile raggiunse il padrone di casa alla gamba sinistra, provocando una frattura. L’arma sarebbe stata puntata anche contro la moglie e la figlia, accorse in sua difesa, ma si inceppò. Colui che dalle vittime fu indicato come l’istigatore (riconosciuto dai familiari nel nipote sia dalla timbrica vocale sia dalle fattezze) era a viso coperto. L’autore materiale del ferimento - sempre stando al loro racconto - sarebbe stato l’altro uomo. Tutto - avevano ipotizzato gli inquirenti - sarebbe nato da dissapori familiari sfociati in reciproche querele. Non questioni ereditarie ma litigi che nel tempo, anziché sopirsi, avrebbero accresciuto i sentimenti di ostilità.
Le indagini portarono il 6 marzo 2018 ad un’ordinanza di custodia in carcere per entrambi, fin dal primo momento professatisi innocenti. Già in fase cautelare i giudici annullarono i provvedimenti cautelari per insussistenza del presupposto della gravità indiziaria. Ritoli tornò in libertà il 3 novembre 2018, Colonna sei gironi dopo. Ci sono voluti più di quattro anni per vedere scritta nero su bianco la loro innocenza: il 13 settembre 2022 (irrevocabile il 27 gennaio 2023) al termine del processo in abbreviato, i due imputati sono stati assolti per non aver commesso il fatto. Secondo il giudice il racconto delle vittime era inattendibile, pieno di incongruenze logiche e privo di riscontri.
In cella, però, Colonna (all’epoca dell’arresto 34enne) aveva trascorso più di otto mesi per i quali, dopo la sentenza definitiva di assoluzione, ha chiesto 83mila euro come risarcimento per l’ingiusta detenzione sofferta. E i giudici della Corte di Appello gli hanno dato ragione, riconoscendo 235 euro al giorno per lo «stravolgimento degli equilibri familiari», il «mancato raggiungimento degli obiettivi di vita» oltre al «disagio della permanenza nelle strutture carcerarie» da innocente.