Il processo

Fisioterapista ucciso a Bari, il racconto del movente: la famiglia dell’assassino vuole ancora i danni

Isabella Maselli

Parlano gli avvocati che seguono la causa civile sulla presunta colpa medica che l’imputato avrebbe vendicato ammazzando Di Giacomo

BARI - Per la famiglia Vassalli la causa civile contro il fisioterapista barese Mauro Di Giacomo, colpevole - secondo loro - di aver causato un danno alla figlia Ornella durante un trattamento di fisioterapia, «era una vicenda che occupava la loro mente continuamente, un pensiero che li attanagliava, c’erano giorni in cui mi chiamavano 4 o 5 volte, oltre a inviarmi mail, messaggi e venire in studio. Tutta la famiglia era molto sofferente e provata, soprattutto lei e il padre».

È il giorno del movente nel processo sull’omicidio di Mauro Di Giacomo, ammazzato la sera del 18 dicembre 2023 mentre tornava a casa, nel quartiere Poggiofranco. Unico imputato il 59enne operaio di Canosa di Puglia Salvatore Vassalli, in carcere per il delitto. L’udienza di ieri in Corte d’Assise è stata dedicata ad analizzare la vicenda che sarebbe alla base dell’omicidio, che lo avrebbe originato, motivato: la causa civile per risarcimento danni intentata dalla figlia dell’imputato contro il fisioterapista. Una vicenda che andava avanti dal 2019 e che per l’intera famiglia era diventata una vera e propria ossessione. O almeno questo è emerso dalle parole da uno dei legali che li ha seguiti. L’avvocato Teresa D’Amato ha assistito Ornella Vassalli fin dal primo ricorso per ottenere un accertamento tecnico preventivo: era dicembre 2021, poco più di un anno dopo, a gennaio 2023, fu depositata la relazione dei consulenti, certificando una invalidità del 3% per il danno causato dalla manovra fisioterapica eseguita anni prima dal dottor Di Giacomo. «La cliente veniva in studio sempre accompagnata dal papà» ha spiegato l’avvocato, ricordando che «l’ultima volta che l’ho vista venne con la sorella, dopo l’omicidio del fisioterapista, il 5 gennaio 2024» e in quella data «firmò immediatamente il mandato per la riassunzione della causa contro gli eredi». Causa tuttora in corso (la prossima udienza è fissata per il 20 febbraio).

Anche l’avvocato Pasquale Palmieri, che assisteva nella causa civile il fisioterapista, ha ricostruito davanti ai giudici la vicenda processuale relativa a quella presunta colpa sanitaria. «Si è sempre detto indignato per le accuse che gli venivano mosse, - ha riferito il legale - era molto rammaricato e dispiaciuto del fatto che gli venisse contestata una responsabilità professionale che riteneva assolutamente inesistente ed era fiducioso che sarebbe emersa la correttezza del suo comportamento».

Prima dei due avvocati è stato sentito come testimone l’ortopedico con cui Di Giacomo condivideva lo studio professionale privato, il medico Giovanni Sciascia. «Lo conoscevo da 30 anni, aveva moltissimi pazienti e mai ho ricevuto lamentele su di lui» ha spiegato. Mai, fino al giorno della lettera dalla famiglia Vassalli e poi alla missiva anonima, a novembre 2022, con accuse di negligenza e altri comportamenti scorretti del fisioterapista nei confronti delle pazienti. «Mauro si arrabbiò molto, ebbe una reazione molto veemente, - ha spiegato Sciascia - perché considerava quelle accuse delle falsità, un’offesa».

Ma un anno dopo la causa civile era ancora pendente. Per Salvatore Vassalli, evidentemente il tempo dell’attesa era scaduto. Il 18 dicembre 2023, dopo aver pianificato l’omicidio del professionista, lo avrebbe ammazzato colpendolo con sei proiettili al volto e al torace per poi infierire sul viso con il calcio della pistola quando la vittima era ormai a terra esanime in una pozza di sangue (al 59enne sono contestate le aggravanti della premeditazione, della crudeltà, della minorata difesa della vittima e dei futili motivi).

Si tornerà in aula il 23 gennaio per sentire come testimoni gli agenti di polizia giudiziaria che hanno fatto gli accertamenti per identificare l’assassino. 

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