Criminalità

Bari, assolto Sabino Capriati presunto rampollo del clan: «Non era sua la droga nascosta sotto la moto»

Il figlio di Raffaele Capriati è stato assolto: «Per non aver commesso il fatto». Non c'erano sue impronte sulla busta di mezzo chilo di marijuana

BARI - Nascondeva sotto la sella della sua moto quasi mezzo chilo di marijuana ma non era sua. Per questo la gup di Bari Rossana de Cristofaro ha assolto «per non aver commesso il fatto» Sabino Capriati, rampollo del clan mafioso della Città Vecchia, figlio di Raffaele (ucciso la sera del primo aprile scorso nel quartiere Torre a Mare di Bari), dall'accusa di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti.

La gup ha condannato invece ad un anno e otto mesi di reclusione, per la stessa accusa, il 28enne coimputato Onofrio Lorusso, zio di Sabino Capriati, nei cui confronti è stata anche disposta una multa di 4mila euro.

I fatti per cui i due erano finiti a processo risalgono al 27 aprile 2020: nel corso di un controllo le forze dell’ordine avevano trovato sotto la sella della moto, sottoposta a fermo amministrativo e intestata a Capriati, sei buste di cellophane (su due delle quali erano state rilevate le impronte digitali di Lorusso) contenenti oltre 400 grammi di marijuana e quattro di cocaina. Un quantitativo che, «tenuto conto del peso lordo complessivo», come si legge nel capo d’imputazione, «appariva destinato a uso non personale». I due imputati erano entrambi difesi dall’avvocato Donato Colucci, le motivazioni della sentenza saranno depositate in 60 giorni.



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