Il caso

Amiu Puglia, collaudo infinito e utilizzo ridotto per il biodigestore. L'azienda ammette criticità in due impianti

Giovanni Longo

Il bilancio 2023 della società pubblica di gestione dei rifiuti: capacità dimezzata per il biostabilizzatore

BARI - L’impianto di compostaggio con digestione anaerobica presenta «numerose gravi criticità» e probabilmente detiene il record assoluto sui tempi del collaudo a caldo: iniziato nel gennaio 2022 non è ancora concluso. L’impianto Tmb (Trattamento meccanico biologico) che tratta ciò che resta dopo la raccolta differenziata da trattare e mandare in discarica, da agosto 2023 a febbraio 2024 «non ha funzionato regolarmente comportando» anche in questo caso «rilevanti criticità» con un utilizzo al 56% a fronte di una media dell’80%. È questa la fotografia sullo stato di salute degli impianti Amiu, scattata nel suo bilancio 2023 dalla stessa azienda che gestisce il servizio di igiene urbana.

Partiamo dall’impianto biodigestore, quello che tratta i rifiuti organici (l’«umido» per intenderci), trasformando scarti di cibo, residui vegetali, sfalci e residui di potatura in compost da utilizzare in agricoltura e nei vivai, e in minima parte per produrre energia elettrica. Un percorso lungo e complicato se l’8 gennaio 2022 il collaudatore (un ex funzionario della Regione Puglia in pensione) emette un certificato di collaudo parziale sia tecnico amministrativo che funzionale, e se dall’ultimo bilancio (2023) risulta che questa fase non è stata ancora completata proprio a causa di quelle «numerose gravi criticità». Amiu nella relazione al bilancio precisa inoltre che «in particolare, per l’esecuzione delle prove a caldo nel corso dell’anno 2023 sono state avviate a trattamento circa 11.061 tonnellate di Forsu (Frazione organica dei rifiuti urbani) a fronte di una potenzialità di trattamento autorizzata pari a 40mila tonnellate l’anno». Insomma, criticità che hanno comportato un sotto utilizzo dell’impianto (che ha anche prodotto circa 1,6 GW di energia elettrica attraverso i cogeneratori adibiti all’attività di recupero energetico del biogas), costringendo quindi l’azienda a rivolgersi ai privati per smaltire le ulteriori circa 30.000 tonnellate di Forsu prodotte dai baresi pur con un impianto realizzato con questo obiettivo e con lavori ultimati da quasi tre anni. Di qui l’aggravio dei costi per la collettività, ai quali si aggiunge l’ulteriore costo indiretto per l’inquinamento ambientale (il trasporto dei rifiuti su ruota verso impianti in prevalenza del nord Italia).

Dalle carte, poi, spunta persino un nodo «proprietà» e gestione. L’impianto biodigestore, infatti, fu realizzato con fondi pubblici (11 milioni di euro) a parziale copertura dei costi di investimento su mandato dell’Ager. Dal bilancio Amiu 2019 si scopre che, proprio a seguito della istituzione dell’Agenzia regionale dei rifiuti, quest’ultima è diventa beneficiaria del finanziamento erogato praticamente da se stessa, mentre Amiu è diventato il soggetto attuatore dell’intervento. Per superare il nodo giuridico era stato stabilito che Amiu trasferisse ad Ager la proprietà dell’impianto della zona industriale di Bari attraverso la cessione del diritto di superficie. Un passaggio che ad oggi non sarebbe ancora avvenuto. Peraltro, la gestione viene affidata ad Amiu «vita natural durante». In sintesi: Ager, attraverso la Regione Puglia, finanzia un impianto prima di proprietà Amiu, poi (in teoria) suo, finanziando se stessa. Se in astratto il Comune (che partecipa Amiu al 100%) decidesse di affidare l’impianto ad altri soggetti non potrebbe farlo.

Ma anche l’impianto Tmb non se la passa bene. «A partire dalla fine del mese di agosto 2023 - scrive sempre Amiu nella relazione all’ultimo bilancio approvato - a seguito di attività di verifica da parte di Arpa Puglia, l’impianto Tmb di Bari non ha funzionato regolarmente comportando rilevanti criticità sul piano economico e operativo dei servizi di raccolta e di avvio/gestione dell’impianto di compostaggio (l’altro, quello del collaudo non ultimato, ndr)».

Di conseguenza, l’impianto Tmb «non ha più potuto effettuare il trattamento dei rifiuti e pertanto anche i rifiuti prodotti dal Comune di Bari sono stati conferiti presso altri impianti di trattamento» (Massafra, Manduria, Conversano, e qualche volta anche Foggia e Lecce). Anche in questo caso con aggravio dei costi per la collettività. Una situazione che si è protratta per sei mesi. La criticità riscontrate da Arpa Puglia «anche in numerosi impianti analoghi in Puglia», precisa Amiu «è stata parzialmente risolta dal mese di febbraio 2024 attraverso una temporanea modifica del processo di trattamento che ha comportato l’incremento della durata del trattamento biologico e il ridimensionamento della capacità di trattamento». Da 10 giorni a 18 giorni, per la precisione, «comportando un sostanziale dimezzamento della capacità produttiva». Amiu, va detto, è ricorsa ai ripari per «far fronte all’indisponibilità dell’impianto di trattamento di Bari e contenere il più possibile l’impatto economico di tale condizione» attraverso l’autorizzazione (già acquisita) ad «implementare tre modifiche non sostanziali del ciclo produttivo». Basterà?

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