Il caso
Estorsione a pescheria di Bari: vittime in aula raccontano anni di vessazioni dal clan Parisi
Accanto a loro anche il sindaco Decaro: intimidazioni, richieste di forniture di pesce e frutti di mare a prezzi di favore oltre all’assunzione di un sodale
BARI - Per anni i titolari di una azienda di vendita all’ingrosso di prodotti ittici di San Giorgio sarebbero stati vessati da affiliati al clan Parisi subendo intimidazioni, richieste di forniture di pesce e frutti di mare a prezzi di favore oltre all’assunzione di un sodale. Una vicenda che il titolare dell’attività ha deciso di denunciare dopo molto tempo, su impulso del sindaco Antonio Decaro. È stata la stessa vittima a raccontarlo in aula, durante una delle udienze del processo che si è celebrata oggi dinanzi al Tribunale di Bari. Decaro ha partecipato all’udienza, indossando la fascia tricolore, mentre la vittima, parte civile con l'avvocato Vito Castiglione Minischetti, rispondeva alle domande del pm Antimafia Marco D’Agostino.
Nel processo sono imputati per estorsione aggravata dal metodo mafioso il 57enne Tommaso Parisi, soprannominato “il cinese”, cugino del capo clan Savinuccio, e il 36enne Paolo Bruni. I fatti contestati risalgono agli anni 2014-2019, fino a quando cioè la vittima ha deciso di ribellarsi al clan e denunciare.
“Venivano continuamente parenti e amici, lo zio, il cugino, di Parisi e di Bruni, soprattutto in occasione delle festività, Natale, Pasqua, Capodanno, chiedendo pesce per centinaia di euro ogni volta” ha spiegato la vittima ai giudici, ricordando che “dopo l’ennesimo episodio, una rapina in casa dei miei genitori, mi sono confrontato con Decaro, mio amico d’infanzia, e lui mi ha detto che dovevo subito denunciare”.
Il processo è iniziato a settembre 2023. Quando, a fine febbraio scorso, l’inchiesta della Dda sul clan Parisi che ha portato all’arresto di oltre 130 persone ha travolto anche il Comune, con il commissariamento della municipalizzata Amtab, e ne è seguita la nomina di una commissione di accesso per verificare se ci siano gli estremi per lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, i titolari dell’azienda di san Giorgio hanno scritto alla Prefettura raccontando la loro storia a sostegno del sindaco Decaro. “Ci ha invitati a denunciare – hanno sottolineato i due imprenditori, oggi costituiti parte civile nel processo contro il clan – affidandoci nelle mani delle forze dell’ordine”.
In aula, durante l’udienza, accanto al sindaco, c’era anche il referente dell’associazione antiracket di Molfetta Renato De Scisciolo. Né il Comune né l’antiracket sono costituiti parti civili ma hanno scelto di restare al fianco delle vittime anche durante il processo. “Quando nella mia vita di sindaco ho accompagnato qualcuno a fare una denuncia, l’ho sempre accompagnato fino alla fine. Ci tenevo ad essere con loro oggi qui – ha detto Decaro - come ho fatto con altri cittadini e imprenditori che hanno trovato il coraggio di denunciare e togliersi il cappio asfissiante della criminalità organizzata”.