BARI - Il gup del Tribunale di Bari Giuseppe Ronzino ha condannato Mario Lerario, l’ex dirigente regionale della Protezione civile pugliese, a 5 anni e 4 mesi di reclusione al termine del secondo processo in abbreviato per presunte mazzette da 35mila euro che avrebbe preso dall’imprenditore giovinazzese Antonio Illuzzi (condannato a 4 anni di reclusione) in cambio di appalti.
Per Lerario è la seconda condanna per corruzione, dopo quella ad altri 5 anni e 4 mesi per le presunte tangenti intascate dai due imprenditori Donato Mottola e Luca Leccese (da 10mila e 20mila euro) in cambio di appalti affidati dalla Protezione civile durante la pandemia (il processo pende in appello).
Il gup, oltre alla condanna di Lerario e Illuzzi, ha rinviato a giudizio l’ex funzionario regionale Antonio Mercurio: il processo inizierà il 3 luglio. Le accuse sono per tutti e tre di concorso in corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e (solo per Lerario e Mercurio) abuso d’ufficio, in relazione ad appalti per 2,2 milioni che la Protezione civile e l’Economato della Regione hanno affidato in tre anni alle ditte riconducibili a Illuzzi. Nel processo era costituita parte civile la Regione Puglia alla quale il giudice ha riconosciuto il risarcimento danni con provvisionale immediatamente esecutiva di 10mila euro.
Per questa storia Illuzzi e Mercurio finirono ai domiciliari il 9 febbraio dello scorso anno (nel frattempo sono tornati liberi), mentre Lerario è ai domiciliari dall’antivigilia di Natale 2021 quando fu arrestato in flagranza nell'ambito della prima indagine.