la città che (non) vogliamo
Bari, stenti e violenza: la strage silenziosa dei senza dimora
Due i clochard baresi morti nel 2023. E il nuovo anno comincia con altrettante vittime
BARI - La strage silenziosa. Sono 415 i senza dimora che lo scorso anno hanno perso la vita a causa della condizione di grave emarginazione. Aumenta il numero delle vittime e si muore tutto l’anno, non soltanto d'inverno. Muoiono soprattutto uomini di nazionalità straniera.
E tra i necrologi scritti con l’inchiostro della disperazione, compaiono quelli di due invisibili «baresi» morti nella indifferenza generale. Il 22 novembre 2023 un uomo viene ritrovato senza vita in un edificio diroccato, in corso della Carboneria, nel quartiere Libertà. Il giovane senzatetto, di una trentina d’anni, era rannicchiato in un anfratto. A dare l’allarme una residente, uscita di casa per gettare la spazzatura. Ha visto il corpo esanime attraverso un vetro e ha lanciato l’allarme.
Un mese prima, il 23 ottobre era morto lontano da casa su una panchina del parco tra via Urano e viale Euterpe, alla periferia sud della accogliente città di Rimini, un clochar barese di 53 anni. Era riuscito a farsi voler bene dai frequentatori più assidui del parco ai quali avrebbe raccontato che prima o poi sarebbe tornato a casa. Senza invece riuscirci.
Quella dei senza dimora è una strage silenziosa, terribile, invisibile, come conferma l’ultimo report della Federazione italiana organismi persone senza dimora (un'associazione nazionale che raggruppa enti pubblici e del privato sociale che si occupano di offrire servizi alle persone senza dimora), rilanciato dall’associazione Avvocati di strada.
Nel 2023, dalle Alpi a Lampedusa sono morte 415 persone senza dimora, 16 in più rispetto al 2022 e non fa più tanta differenza che sia estate o inverno (133 decessi si sono verificati durante l’inverno, 102 in estate, 110 in autunno e 70 in primavera).
L’avvocato Nicola Antuofermo è il referente dello sportello barese degli Avvocati di strada: «Quattrocento quindici morti a causa della povertà. Non nel Medioevo ma nel 2023. Tante morti in un anno sono un dato tremendo. Il costante incremento annuale di questa triste cifra che riguarda esseri umani, deve portare a un cambiamento politico e culturale. Due sono passati per i nostri uffici, chiedendo consigli legali e consigli per l’attivazione di alcune pratiche. Restano legati a noi fino a quando il problema del momento non è risolto, quando può essere risolto, poi fanno perdere le loro tracce, spesso volontariamente. Lo scorso anno, due senzatetto che avevano bussato alla nostra porta sono morti per strada. Ricordo in particolare uno che bivaccava davanti alla facoltà di Giurisprudenza. Era molto malato e il più delle volte rifiutava cure e assistenza. Ho appreso con dispiacere della sua morte».
Avvocati di strada, è una onlus al cui interno, nella sezione di Bari, lavorano 13 tra avvocati già abilitati alla professione e dottori in legge. Insieme assistono senza nulla pretendere i senzatetto, gli ultimi, i diseredati, coloro che hanno perso ogni cosa, che aggrappati alla dignità di esseri umani cercano di difendere i loro diritti. L’assistenza legale è gratuita e gli avvocati di strada guidano i loro assistiti anche nelle trafile burocratiche per ottenere documenti, specie quelli fondamentali come la tessera sanitaria.
Per l’anagrafe cittadina il più delle volte i clochard sono dei fantasmi, praticamente non esistono. Nelle graduatorie per l’assegnazione delle case popolari scompaiono in fondo alla classifica, preceduti da chi ha famiglia a carico. Non hanno nessuno, nulla se non quelle poche cose che riescono a trascinarsi dietro, in una borsa non più nuova, in un carrellino trovato chissà dove. Come compagne la solitudine, la miseria ed i ricordi di un’altra vita.
E il 2024 non è cominciato bene. Sono già due i senza tetto morti per strada entrambi nel mese di gennaio. Peter Skandera, 47 anni e Ousmane, di 37. Erano due «invisibili» e conducevano esistenze fatte di miseria e di abbandono. Emigrati in Italia rispettivamente dalla Repubblica Ceca e dal Senegal alla ricerca di una opportunità, di un lavoro, il loro viaggio è finito. Sono morti, Skandera, gravemente malato, riluttante a qualsiasi tipo di ricovero e assistenza, nel giardino della clinica Mater Dei; l’altro sotto il viadotto della ferrovia sopraelevata delle Fal in Corso Italia, dopo un lite con dei georgiani, almeno così dicono alcuni senzatetto che dormivano con lui sotto il ponte.