Il retroscena
«Quello non arriva alla fine dell'anno», la frase choc dell'oncologo barese Lorusso sul nipote del boss Parisi
Le intercettazioni della Dda sulla compravendita del voto a Bari. Olivieri: portiamo alle urne i familiari dei carcerati
BARI - «Quello non arriva alla fine dell’anno», diceva l’oncologo Vito Lorusso del nipote del boss Savino Parisi (cioè del figlio di Isabella Parisi), il «nipote prediletto» secondo la Dda di Bari, che era in cura da Lorusso e che doveva portare voti alla figlia Maria Carmen candidata nel 2019 al consiglio comunale di Bari. Sono le parole di Lorusso che emergono da una intercettazione ambientale del 1° maggio 2019, una conversazione cui partecipano Giacomo Olivieri, Lorusso e la moglie dell’oncologo, scandalizzata dalla frase cinica del marito a proposito del malato al punto di esclamare «E un po’, dai… ma fate schifo!». Il giovane sarebbe poi morto dopo pochi mesi, eppure Lorusso è stato intercettato mentre ringraziava per i voti ottenuti un altro parente del boss, Massimo Parisi.
Anche Giacomo Olivieri non fa mistero del suo interessamento nei confronti degli appartenenti alla criminalità organizzata barese, pur di ottenere i voti. E’ lui stesso a raccontarlo, riferendo a Vito Lorusso i contenuti di una conversazione con un appartenente al clan. «Domani inizia l'alba del primo giorno, dobbiamo organizzare nelle macchine, motorini, le scuole, famiglie degli arrestati... fate il c… che volete, sennò quando (incomprensibile) Japigia succede il manicomio. “No ma anche Madonnella...”, ho detto “quello è il regalo”».
Le carte descrivono anche il meccanismo messo in piedi dagli esponenti del clan per votare Lorusso, come in questa intercettazione tra Tommaso Lovreglio e un suo amico, il 13 maggio 2019. La conversazione, annota il gip, «mette in luce due importanti circostanze, ossia l’acquisto di voti e il vantaggio che il clan ne avrebbe tratto».
LOVREGLIO: «Allora Vince’ per piacere... a Michele, a Michele...
mio zio gli facciamo un regalo... vuoi prendere qualcuno per andare a votare a Lorusso?».
AMICO: «Chi?».
LOVREGLIO: ««Lorusso... quella che ...(incomprensibile)... a votare... Lorusso dobbiamo votare... ».
AMICO: «E lasciami un po' di biglietti...».
LOVREGLIO: «Hai capito? A Lorusso consigliere comunale... una volta che va quella al consiglio comunale possiamo fare che c… vogliamo (…) Mettiti sotto che ti do un po' di materiale per piacere! mi devi accocchiare la lista... mi devi accocchiare (mettere insieme, ndr) un po' di persone! Almeno... menati davanti a Ciccill davanti a Ciccill».
I due si fermano da qualche parte e la conversazione continua di persona con le istruzioni di Lovreglio: «Vince’ a tuo padre... a tuo padre... quel giorno li a me devi sentire... quel giorno ti do io cento euro a te e tu mi devi andare a prendere le persone e me li devi portare a votare... però fai già una lista... li devi portare al bar lascio pagato io al bar... però fammi la lista... a quello, alla famiglia di quello, e dai! Vince’ è la figlia dell'oncologo quello che sta curando a Gaetano... Lorusso, Lorusso Vito è l'oncologo... la figlia... quella là... fai una bella lista di persone... a te ti metto... no vedi... qualche familiare... alla famiglia alla famiglia e qualche buono compagno... meh vedi mi raccomando, fammi sapere... Gigin... e quello non si è fatto sentire?».
Qualche giorno più tardi Lovreglio riferirà alla moglie dell’organizzazione messa in piedi per le elezioni. «Stavo dicendo Mì (il nome della moglie) non mi dare impegni a me... che io tengo da andare a lavorare! Devo andare al Comune... dobbiamo andare a prendere le persone, devo andare a votare che io tengo da prendere... ho preso diecimila euro ho preso! Non è che ho preso cento euro!
Che puoi dire "ma vaff… lui e la cento euro!”. A Donato gli ho dato mille e quattrocento euro! Gli bo dato... e che ha fatto?».