il processo

Paziente suicida al Policlinico di Bari, assolta «perché il fatto non sussiste» l’ex primaria

isabella maselli

La sentenza a quasi 5 anni dall’evento. A giudizio i vertici dell’ospedale. La Procura aveva chiesto la condanna in abbreviato a 8 mesi di reclusione

BARI - Assolta con formula piena «perché il fatto non sussiste». L’ex primaria della neurologia del Policlinico di Bari Maria Trojano ha dimostrato la sua innocenza nel processo sulla morte di un paziente 56enne che si lanciò da una finestra della clinica neurologica il 19 maggio 2019. Ieri, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, il gup Giuseppe Montemurro ha assolto il medico, accogliendo integralmente la tesi della difesa, rappresentata dal professor Vito Mormando.

Nel procedimento la Procura ipotizzava che i vertici dell’azienda ospedaliera avessero omesso di applicare le raccomandazioni del ministero della Salute per la «prevenzione del rischio del suicidio del paziente in ospedale», non impedendo così la morte del 56enne. Secondo l’accusa, cioè, le misure di sicurezza non sarebbero state adottate nonostante due suicidi alcuni avvenuti anni prima e contestava, a vario titolo, i reati di omicidio colposo per omissione e falso ideologico, a sei persone, tra medici e dirigenti del Policlinico, tra i quali il dg Giovanni Migliore. La professoressa Trojano è stata l’unica ad aver scelto il rito abbreviato e per lei ora è arrivata la sentenza di assoluzione.

Non era tenuta - è stata la tesi difensiva condivisa dal giudice - a introdurre la procedura di valutazione del rischio suicidio, cioè non era di sua competenza in quanto direttrice della unità complessa di neurologia, facendo presente peraltro che la circolare era stata emanata nel 2015 quando lei non aveva ancora assunto le funzioni apicali. Argomentando sulla vicenda specifica, la difesa ha poi evidenziato che quel suicidio fu un evento non prevedibile anche perché durante tutta la permanenza nel reparto il paziente non aveva mai mostrato alcun segnale che facesse pensare a un intento suicidiario.

L’omicidio colposo era contestato oltre che alla professoressa Trojano (la Procura aveva chiesto la condanna a 8 mesi di reclusione, assolta) anche al direttore generale Giovanni Migliore, accusato di aver omesso, «nonostante i due precedenti episodi di suicidio», di «interessare la Direzione dell’Area Tecnica aziendale per le correzioni strutturali conseguenti alla raccomandazione ministeriale del 2008» sulla prevenzione del rischio del suicidio del paziente in ospedale. L’ex direttore sanitario Matilde Carlucci, invece, secondo l’accusa, avrebbe omesso «di verificare la puntuale e corretta applicazione» della raccomandazione e «di farsi carico di istruire tutto il personale dipendente nell’impiego delle procedure attuative della raccomandazione».

All’allora responsabile della Gestione rischio clinico e sicurezza del paziente del Policlinico, poi, la Procura contesta il reato di falso ideologico in atto pubblico per aver inoltrato all’Agenzia nazionale per i servizi sanitari i report relativi agli anni 2016, 2018, 2019 e 2020 sul monitoraggio dell’applicazione della raccomandazione ministeriale, «attestando falsamente - secondo i pm - che era implementata e applicata a regime in tutti le 73 unità operative aziendali». Gli imputati che non hanno scelto riti alternativi affronteranno il dibattimento dal prossimo 3 giugno.

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