La «meglio gioventù»
Santo Spirito, i bambini vanno a lezione dai liceali
L’iniziativa dell’associazione «Il lungomare che vorrei»
BARI - «Un sogno che covavo da tanto tempo e che ha avuto un successo così forte da essere replicato con due diverse edizioni quest'anno. Una bellissima esperienza per adulti, ragazzi e bambini coinvolti».
Rosa Petruzzelli referente dell'associazione «Il lungomare che vorrei» di Santo Spirito non nasconde la soddisfazione. Si stanno completando in queste settimane una serie di corsi che hanno coinvolto bambini e ragazzini tra i 6 e 12 anni, curati da studenti della V BL del Liceo linguistico Sylos Labini di Bitonto.
«Ci sono bambini che più di altri hanno bisogno di maggiori stimoli e percorsi di inclusione – racconta la Petruzzelli -, così già lo scorso anno abbiamo avviato dei piccoli percorsi di lingua inglese, di fumetti e manga, teatro e disegno. L'idea è stata di coinvolgere quelli che allora erano studenti del quarto anno del liceo di Bitonto. Un percorso intergenerazionale che, anche con il sostegno di adulti volontari, ha sortito frutti importanti, regalando a tutti emozioni importanti».
E sull'onda del successo dell'anno scorso quest'anno si è bissato: i percorsi avviati a novembre si stanno chiudendo a gennaio e a marzo se ne avvieranno di nuovi.
«Non abbiamo la presunzione di sostituirci alla scuola – spiega la professoressa Brigida Ranieri che coordina i 20 studenti del Sylos Labini -, il nostro è un approccio ludico e didattico che i bambini apprezzano molto. Siamo riusciti a coinvolgere anche ragazzini con piccoli ritardi: abbiamo avuto una bellissima risposta dai bambini, ma ancora più bella e coinvolgente per i loro “insegnanti-ragazzi”. Lavorare con i bambini ha aperto a molti nuovi orizzonti di futuro».
Per ogni corso sono stati coinvolti massimo 10 bambini con classi suddivise tra i 6 ed 8 anni e 10-12.
«Praticamente siamo stati impegnati tutti i giorni dal lunedì al venerdì, abbiamo coinvolto i commercianti di Santo Spirito che ci hanno donato materiale e anche alcune volontarie che stavano attraversando momenti complessi. Una bella prova di socialità, di una comunità che invece di lamentarsi si dimostra attiva e disponibile verso gli altri».