Il centenario

Da Putignano la storia di nonno Ciccio: spegne oggi 100 candeline

Valentino Sgaramella

Dal campo di concentramento nazista alla vecchiaia a Putignano. I nipoti raccontano che in tutta la sua vita, guerra a parte, non ha mai perso un numero della Gazzetta del Mezzogiorno

PUTIGNANO - Un secolo di vita, un traguardo che pochi possono vantare in buona salute. Come Francesco Paolo Serio che oggi compie cento anni, grazia anche ad un fisico che ha imparato a convivere con le durezze della guerra e le privazioni del campo di concentramento. La resilienza acquisita è un suo punto di forza, il segreto della capacità di adattamento alle condizioni più proibitive.

Un vero romanzo la vita di Francesco Paolo Serio, per tutti ormai «nonno Ciccio». Francesco nasce a Putignano il 12 dicembre 1923 in via Tripoli 25 poco distante dal centro storico da una famiglia di agricoltori. Vive in una masseria a Turi fino a 9 anni per poi trasferirsi nella masseria «Don Blugno» a Noci, a pochi passi dall’abazia della Madonna della Scala. Vive lì con sua sorella Rosa Serio, che ha 16 anni meno di lui, ancora in vita e residente a Putignano.

Ha solo 13 anni «nonno Ciccio» quando incontra la ragazza che poi diventerà sua moglie, Apollonia Netti. Ed è proprio vero che «certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano», si allontaneranno per poi ritrovarsi.

A 17 anni Francesco è allievo carabiniere, frequenta l’accademia in Friuli Venezia Giulia e sarà ufficialmente militare dell’Arma nel 1942. Vive la seconda guerra mondiale. Con la sua squadra viene inviato in Iugoslavia. Lì, i partigiani slavi, lo catturano con altri uomini ma li abbandonano sulle montagne. Nel tentativo di fuggire vengono avvistati da aerei tedeschi che mitragliano la zona. Non c’è scampo per il giovane Francesco e i suoi compagni. Vengono trattenuti per 2 giorni in una caserma di Postumia, nell’attuale Slovenia. Li caricano nei vagoni bestiame sigillati per condurli nel campo di concentramento di Mauthausen in Germania. Durante lo smistamento dei prigionieri, il giovane carabiniere nota la presenza della principessa Mafalda, figlia del re Vittorio Emanuele III, anche lei prigioniera, in seguito deportata nel lager di Buchenwald.

Francesco e gli altri prigionieri invece arriveranno a Mauthausen e saranno costretti ai lavori forzati nelle ferrovie, sotto il gelido controllo delle guardie tedesche. Nel campo di concentramento tocca con mano il degrado nel quale vivono i prigionieri che per avere un po’ di pane sono sfruttati e picchiati durante il lavoro. Racconta di come ci si disseti nelle pozzanghere dove vicino giacevano i cadaveri, e quando per sfamarsi, mangiavano le bucce delle patate.

A Mauthausen Francesco è completamente solo, non può scrivere lettere o riceverle. Con gli altri prigionieri verranno liberati da 2 squadre di recupero dell’aereonautica. Francesco viene condotto in Cecoslovacchia, a recuperare i resti degli aerei precipitati. Qui dei militari russi bombardano l’area, li catturano per poi condurli in un campo sportivo. Restano appena 4 giorni. La Croce Rossa italiana di Praga concede loro un alloggio, pasti caldi, abiti puliti. Da quel momento, Francesco respirerà aria di libertà, la guerra ormai volge al termine. Si torna a casa.

Da Praga raggiunge Lienz, in Austria, a piedi. Quando gli americani ripristinano le ferrovie, il giovane militare giunge a Bolzano. Il 23 maggio 1945 arriva a Bologna, e da qui a Bari. Il 25 maggio, finalmente, è a Putignano.

Francesco il 15 settembre 1948 sposa Apollonia e da quel matrimonio nascono Vanna, Tonia e Liana. Una famiglia che vive a stretto contatto con la natura, tra trulli, boschi e natura. Solo nel 1993 si trasferirà ancora con sua moglie nella sua abitazione ricevuta in eredità in via Tripoli.

Ma la vita mette ancora alla prova la tenacia di Francesco: nel 2017 subisce una prima frattura al femore, nel 2021 una seconda. Ne esce guarito da entrambe.

I nipoti raccontano che in tutta la sua vita, guerra a parte, non ha mai perso un numero della Gazzetta del Mezzogiorno che legge tutta dal primo articolo all’ultimo e sottolineando i contenuti più importanti.

Oggi festeggia un secolo di vita con la sua famiglia e l’immancabile Gazzetta nell’abitazione di una delle figlie, a Gioia, dove sarà raggiunto dal sindaco di Putignano, Luciana Laera, che consegnerà una targa per l’occasione. Una roccia, nonno Ciccio. Non resta che dire: ancora cento di questi giorni.

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