Ricorrenza
Sport, passione e successi: la tradizione del Barion simbolo cittadino da 130 anni
Il Circolo Canottieri, sul molo San Nicola, nel 2024 si appresta a celebrare un suggestivo compleanno, tra ricordi e nuovi obiettivi
BARI - All’ingresso, un librone pieno di foto racconta i primi cento anni del Circolo Canottieri Barion, che sulle spalle ne ha 130 da compiere il prossimo anno. Sfogliarlo svela una Bari liberty, atleti in bianco e nero, calzoncini corti e barche di legno, prue affilate sul mare piatto. Poi squadre di calcio e scherma, ciclismo e nuoto, discipline che nel tempo sono uscite di scena ma che svelano attività e dinamismo del circolo. Mentre le fotografie si colorano, ecco i successi più prestigiosi: Europei, Mondiali, la partecipazione alle Olimpiadi di Los Angeles. Un lunghissimo elenco di tempi, risultati, coppe e medaglie. In una teca, il Collare d’oro del 2000 e la Stella d’oro al merito sportivo del 1968. Il Barion vanta un palmares di tutto rispetto che ha appena inanellato il titolo europeo del 17enne Nicolò Ricco nel Sup, l’ultimo arrivato tra gli sport del mare.
Ma un registro non racconta l’intensità, la vitalità della passione sportiva, che poi è l’aspetto più affascinante di questa «palestra sul mare» collocata sulla punta del molo San Nicola, proprio dove la statua del patrono sale sul peschereccio per benedire la città dall’acqua. Il Barion è lì, in uno degli angoli più iconografici di Bari. Seduti ogni mattina a fare colazione insieme, dopo un’ora di fedele allenamento, incontri lo sguardo di chi era ventenne negli anni ‘60. La luce del mare, negli occhi dei canottieri, cancella l’età: sono sempre pronti a sfidare onde e correnti. I muscoli tonici come allora. Che sia estate o inverno, la giornata comincia al circolo. Stessa tenacia, disciplina, forza di volontà e costanza di quand’erano ragazzi. Remare all’unisono, potenza muscolare e insieme leggerezza per sfrecciare sull’acqua. Ecco la forza, l’anima del Barion: giovani e anziani che si incontrano tra remi e vogatori, la passione sportiva che non ha età.
La bellezza sta nella mentalità, in quel modo di intendere la vita che «ti fa venire qui alle sei del mattino, esci in mare, ti alleni ogni giorno e non importa se hai 16 o 80 anni, poi lavi e asciughi l’attrezzatura, sistemi la barca e vai a scuola o a lavorare. I nostri giovani, non solo vanno molto bene a scuola ma portano a casa titoli mondiali come i giovanissimi fratelli Alessandra e Michelangelo Quaranta nel Doppio Coastal Junior 2022 o comePasquale Tamborrino e Leonardo Bellomo, che nel Doppio Coastal U19 quest’anno hanno vinto anche l’Europeo». Ne parla con orgoglio Francesco Rossiello, presidente del Barion per il quadriennio 2020-2024.
Annuncia l’aggiornamento dell’annuario per il 130° compleanno, «perché si sono aggiunte tante altre vittorie»”, prepara la festa di fine dicembre per i soci più giovani «che ci stanno riempiendo di gioie con i loro successi» e spiega che l’obiettivo è proprio far capire ai ragazzi che «con il lavoro e i sacrifici si raggiungono gli obiettivi»: vince la meritocrazia, importa l’impegno non da dove parti. Rossiello indica il gruppetto che chiacchiera davanti al finestrone aperto sul blu. Non pensa alle medaglie, ai trofei che brillano nelle vetrinette né alla coppa della regina Margherita che fanno entrare la grande Storia nel circolo sportivo più antico e vincente di Bari. «Sono loro che più e meglio ci rappresentano», dice.
Vincenzo Rizzo ha 85 anni. Cristoforo De Palma 82, poi ci sono gli over 70 Mauro De Santis, Filippo Di Marzo che è orgogliosamente socio da 51 anni, Emanuele Valenzano e Ruggero Verroca che fra il 1980 e il 1985 ha vinto i Mondiali di canottaggio. Non sono i trofei che contano ma «i valori che vivi ogni giorno allenandoti, frequentando il Barion. Loro lo esprimono perfettamente: passione, sacrificio, allenamento, costanza, tenacia, rispetto ma anche capacità di lavorare insieme, socialità, amicizia e legami che durano una vita».
Con l’educazione e la disciplina tipiche dello sport, al Barion si respira anche «solidarietà, attenzione sociale. Sono moltissime le iniziative che facciamo ogni anno per il disagio giovanile, il riscatto educativo attraverso la pratica gratuita degli sport nautici o gli eventi a favore della Croce Rossa, della mensa dei poveri della chiesa di San Sabino, le raccolte fondi per l’oncologico Giovanni Paolo II o le associazioni benefiche».
Rossiello mostra poi i grandi investimenti in attrezzature, nel raddoppio delle imbarcazioni, nella palestra dove si allineano vogatori, remergometri che simulano la remata, pagaiergometri per la canoa, attrezzi per il rafforzamento muscolare, la pesistica con sensibilità controllata che garantisce massima sicurezza all’atleta e una macchina nuova di zecca che consente a cinque persone di allenarsi contemporaneamente. Si lamenta solo di un’abitudine diffusa: «Ci piacerebbe un maggiore ritorno d’immagine: nonostante sforzi giganteschi, allenamenti faticosi e risultati davvero prestigiosi continuiamo ad essere considerati uno sport minore. Emergiamo solo in occasione di un titolo o una competizione importante ma tutti i giorni si parla dei soliti sport. Canottaggio, canoa, vela, sup o coastal rowing di un circolo nato il 6 novembre 1894 meriterebbero un’attenzione costante».