Nel Barese
Gravina, la storia di Lucia e un invito a donare il midollo osseo
L'estate scorsa aveva trovato un potenziale donatore, ma il trapianto non è andato in porto. Il 7 ottobre appuntamento con la testimonianza della donna e un ambulatorio mobile per il reclutamento in tempo reale
GRAVINA – «Questa è una malattia subdola, corre e si diffonde in tutto il corpo. Sta a noi, a nostra volta, rincorrerla e fermarla». Lucia Santeramo, 52 anni di Gravina, in piena sintonia con le parole del personale medico che l’ha presa in cura, da dieci mesi ha cominciato senza sosta la sua folle corsa contro gli ostacoli della vita. Consegnata il 13 gennaio scorso, dall’ufficialità delle cartelle cliniche, al ruolo di paziente molto fragile, finita tra gli artigli di una sorte nera, la leucemia acuta linfoblastica-T, aspetta un trapianto urgente. Ma il telefono ancora non squilla vittorioso. O meglio, in estate è successo, il suo gemello genetico era stato trovato. Il suono soave del cellulare aveva nutrito la fiducia nelle prospettive future, fino a quando una mattina d’agosto le speranze si sono infrante insieme al passo indietro fatto dal potenziale donatore. Un nuovo graffio che l’ha segnata profondamente. «Mi hanno riferito che non era più disponibile, perché sarebbe partito in vacanza. Ma poi non si è più fatto vivo». Ma nonostante tutto, nonostante la precarietà dell’oggi e del domani, l’andirivieni in ospedale, e la chiusura improvvisa e forzata del suo atelier di moda a Gravina, in cui per 31 anni ha prodotto abiti da sposa e da cerimonia con un proprio marchio, Lucia si oppone con tutte le forze alla rassegnazione.
Perché sotto quel catetere venoso, porta di accesso quasi quotidiana di farmaci, si nasconde un’energia e una forza di volontà che va al di là di ogni diagnosi. Tanto che, isolata in una stanza del reparto già da un mese, fisicamente sola a combattere contro un esercito di ombre maligne, si è messa in testa di convincere massicciamente i giovani a iscriversi al registro italiano dei donatori di midollo osseo. «Dal giorno della diagnosi ho due obiettivi: veder crescere mia figlia di 16 anni e far tipizzare il maggior numero possibile di persone. È per questo che ci ho messo la faccia». Qualche settimana fa, infatti, le è bastato sentire il referente ADMO di Gravina (Associazione Donatori di Midollo Osseo), Fedele Nacucchi, dirsi disponibile a raccontare pubblicamente la propria testimonianza, seppur da remoto, e programmare in città un incontro di sensibilizzazione. Detto fatto. L’appuntamento è per domani, sabato 7 ottobre alle ore 9 presso l’auditorium dell’istituto tecnico “Bachelet”: in collegamento dallo schermo di un pc, Lucia parlerà con il cuore. Insieme a lei, il protagonista della giornata sarà un ambulatorio mobile utile a reclutare in tempo reale, attraverso un prelievo di sangue, potenziali donatori di midollo osseo (ovvero persone dai 18 ai 36 anni non compiuti, con peso superiore a 50 kg, non affette da gravi patologie).
Tra le strategie messe in campo per avvicinare i giovani alla realtà della malattia e alla concreta possibilità di una via d’uscita, Lucia ha deciso di fare da testimonial prestando il proprio volto alla locandina dell’evento: una grafica affissa sulle vetrine di varie attività commerciali, che sta rimbalzando contestualmente sui social. «Ho pensato che vedendo l’immagine di una persona reale, che ha bisogno di un trapianto - spiega Lucia - i ragazzi fossero più motivati a tipizzarsi». Se c’è una strada per dare un senso a tutto e toccare con il suo supplizio una corda universale, Lucia la sta percorrendo. Perché come lei, in tanti, pur chiusi nelle stanze sterili dell’anonimato, attendono con ansia il loro gemello genetico.