Nel Barese

Accusato di terrorismo, il 24enne di Sammichele in carcere da un anno è stato vittima di bullismo

Isabella Maselli

Luigi Antonio Pennelli avrebbe avuto «piena consapevolezza» della «antisocialità» dei suoi comportamenti. Anche ieri, in aula, ha continuato a negare che quelle idee si sarebbero mai potute tramutare in violenza

SAMMICHELE DI BARI - Bullizzato fin da bambino, emarginato e solo, nel chiuso della sua cameretta, avrebbe scelto la «fuga dal mondo determinata dalla cattiveria delle persone e accompagnata da sentimenti di rivendicazione, ingiustizia, risentimento e rabbia» dando «inizio ad un viaggio psicologico che a un certo punto ha trovato approdo nella radicalizzazione». Luigi Antonio Pennelli, il 24enne di Sammichele di Bari in carcere da quasi un anno con l’accusa di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale e di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, avrebbe avuto «piena consapevolezza» della «antisocialità» dei suoi comportamenti, ispirati alla «destra radicale» dei suprematisti. Una ideologia che ha il suo fondamento - ha spiegato lui stesso - nella «concezione di una gerarchia delle razze con i bianchi in cima», nella «eterosessualità come unica sessualità» e paragonando «i componenti della comunità Lgbt a tossici e alcolisti che necessitano aiuto terapeutico», nell’antifemminismo e nell’idea di «Hitler come un salvatore, negando l’esistenza dell’olocausto».

Per Roberto Catanesi e Gabriele Mandarelli della sezione di criminologia e psichiatria forense del Policlinico, ai quali il Tribunale di Bari ha dato incarico di fare una perizia psichiatrica su Pennelli, tutti questi «convincimenti ideologici non hanno matrice psicotica. Le sue scelte - scrivono gli esperti nel documento depositato nel processo - derivano da un radicamento di convinzioni», ritenendo quindi la «infondatezza di ogni ipotesi di un vizio di mente».

Pennelli è a giudizio con rito abbreviato e da quelle gravi accuse, stando al parere degli esperti, dovrà continuare a difendersi perché pienamente capace di intendere e volere, nonostante un disturbo della personalità. Anche ieri, in aula, ha continuato a negare che quelle idee si sarebbero mai potute tramutare in violenza.

Stando alla perizia psichiatrica, Pennelli «sentitosi sempre reietto, allontanato, rifiutato dal gruppo, ha finito per aderire ad un credo che consentiva di collocare proprio lui, uno degli ultimi, in cima alla “piramide sociale” per il solo fatto di appartenere alla razza bianca; un vero e proprio “ribaltamento di posizione”, così come ribaltamento di posizione può essere definito quello che lo ha condotto da essere vittima a diventare potenziale persecutore, da oggetto di scherno e delle aggressioni altrui a chi si sente legittimato, in forza del suo credo e della sua appartenenza, non solo a collocare se stesso in alto e “gli altri” in una posizione subordinata, ma anche a renderli potenzialmente oggetto di violenza se fuori del proprio sistema di idee e di valori».

Su di lui, infatti, la Dda di Bari (il procuratore Roberto Rossi, l’aggiunto Francesco Giannella e il sostituto Ignazio Abbadessa) ha raccolto - estrapolandole direttamente dalla rete e dal suo pc - centinaia di chat, video, foto e post, nei quali il giovane barese si diceva ossessionato dalla superiorità della «razza bianca», invitando a «risanare la purezza della nostra stirpe! Inondiamo l’Universo - scriveva - con un fiume di sangue». Firmava i suoi messaggi «Fronte armato Hitleriano», pubblicava post con minacce di morte a Liliana Segre e dediche ai terroristi americani del «White Supremalist Exstremism», collegati anche all’assalto del gennaio 2021 a Capitol Hill. Aveva addirittura sostituito il volto di Padre Pio con una foto di Hitler, disegnando svastiche e scrivendo la frase «Fuhrer nostro messia» e sui social salutava i suoi interlocutori «Heil Hitler». Si sarebbe radicalizzato attraverso il web e in rete era riuscito ad entrare in contatto con l’organizzazione terroristica suprematista Usa «The Base». Di lì l’escalation di messaggi violenti, che l’antiterrorismo ha ritenuto pericolosi e che lui ha tentato di minimizzare come «umorismo nero».

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