processo
Donna carbonizzata nel Barese, pm: «Fu suicidio, caso da archiviare»
Marito a processo per i maltrattamenti, oggi ascoltate le figlie sulla morte sospetta avvenuta a Santeramo in Colle
BARI - Nel corso di una lunga udienza svoltasi oggi pomeriggio in Tribunale a Bari sono state ascoltate le due figlie di Michelle Baldassarre, la 55enne trovata carbonizzata - con un coltello conficcato nel torace - nelle campagne di Santeramo in Colle (Bari) lo scorso 9 febbraio. Le ragazze sono state sentite nell’ambito del processo in abbreviato a carico del loro padre ed ex marito della donna, il commercialista Vito Passalacqua, imputato per maltrattamenti a danno della moglie e ai domiciliari da dicembre 2022. L’uomo non è indagato invece per la morte della donna, fatto per il quale la Procura ha sempre proceduto per istigazione al suicidio chiedendo di recente l’archiviazione, come confermato al termine dell’udienza dall’avvocato delle figlie della vittima, Michele Laforgia. Per l’ufficio inquirente, dunque, la donna si sarebbe suicidata.
Le ragazze hanno raccontato del clima di estrema tensione che si respirava in famiglia ribadendo alcuni concetti già espressi in passato: «Mio padre è sempre stata una persona violenta», disse una delle due agli inquirenti in una dichiarazione a verbale, ricordando «le continue vessazioni da lui poste in essere nei miei confronti, di mia madre e di mia sorella». Nell’udienza di oggi gli avvocati dell’imputato, Maurizio Tolentino e Nicola Lanzolla, hanno chiesto l’acquisizione di alcune conversazioni in chat intercorse tra l’uomo e le due figlie tra il 2015 e il 2022. La pm Silvia Curione ha invece chiesto l’acquisizione di alcuni atti presenti nel fascicolo sulla morte della donna, in particolare la perizia medico-legale svolta sul cadavere dal professor Francesco Vinci e una perizia psichiatrica (postuma) effettuata dal professor Roberto Catanesi, ordinario di Psicopatologia forense dell’università di Bari. Gli avvocati delle figlie hanno chiesto un termine per esaminare questi atti che potrebbero entrare a far parte del processo.
Le decisioni su queste richieste verranno prese nella prossima udienza del 28 settembre. Passalacqua, che ha chiesto di essere ascoltato, si è presentato oggi in tribunale per la prima volta: ad aprile la sua richiesta di patteggiamento a 3 anni e 6 mesi di reclusione fu respinta dalla gup Anna De Simone.
LA PROCURA CHIEDE L'ARCHIVIAZIONE
Per la Procura di Bari «l'ipotesi suicidiaria» nel caso della morte di Michelle Baldassarre, la 55enne trovata carbonizzata nelle campagne di Santeramo in Colle (Bari) nel pomeriggio del 9 febbraio scorso, sarebbe "accertata». «In tale ottica - si legge nella richiesta di archiviazione - militano non soltanto i risultati» dell’autopsia e «gli elementi di indagine acquisiti tramite sommarie informazioni», ma anche il contenuto delle conversazioni (intercettate) dei familiari della vittima, pienamente convinti «che Baldassarre Michelle abbia compiuto un insano gesto 'tutto da sola'». La procura ha indagato sin dall’inizio per istigazione al suicidio a carico di ignoti.
«L'innesco del processo di autodeterminazione al suicidio - si legge ancora negli atti - è costituito dalla decisione di allontanarsi» dalla vita di tutti i giorni «e denunciare il marito, in quanto ha destrutturato l’equilibrio, al cui interno la fragile personalità della defunta aveva una sua parvenza di stabilità». A dicembre 2022, infatti, la donna denunciò il marito Vito Passalacqua per maltrattamenti, fatto per il quale l'uomo è tuttora a processo in abbreviato. Le indagini hanno dimostrato come l’uomo (ai domiciliari dalla fine di dicembre, ma con un permesso di otto ore al giorno per lavorare) fosse in ufficio nelle ore precedenti al ritrovamento del cadavere della donna. Nei suoi confronti i pm hanno escluso sia «l'elemento psicologico del dolo del delitto di istigazione al suicidio» sia "la volontà di determinare ovvero rafforzare una ipotetica scelta» nella donna di togliersi la vita, avendo tra l’altro "manifestato il desiderio di ricucire la relazione matrimoniale».
A supporto dell’ipotesi del suicidio anche una relazione svolta dal professor Roberto Catanesi (ordinario di Psicopatologia forense dell’università di Bari) che «ha isolato un preciso frangente temporale - ovvero quello successivo alla separazione di fatto dal marito - nonché un autonomo percorso motivazionale - ovvero la consapevolezza dell’irreversibile fine del legame con il marito sulla cui figura ella aveva plasmato la propria esistenza, unitamente al senso di colpa nei confronti delle due figlie ed al riscontrato viraggio in chiave depressiva dell’umore della defunta l’abbandono della struttura protetta - quali elementi causali sopravvenuti da soli sufficienti, a causare l’evento», si legge ancora negli atti.