il caso
Bari, rapinatore patteggia 4 anni di arresti domiciliari
Una delle primissime applicazioni della nuova norma Cartabia
MONOPOLI - Quattro anni di reclusione da scontare agli arresti domiciliari. È la pena patteggiata da un rapinatore di Monopoli e che costituisce uno dei primissimi casi a Bari di applicazione della nuova norma prevista dalla riforma Cartabia: la possibilità, cioè, per il giudice di primo grado, di stabilire già le modalità di esecuzione della pena.
La vicenda riguarda la violenta rapina in casa di due anziani coniugi di Monopoli avvenuta il 25 settembre 2022. La moglie era in cortile, all’esterno della abitazione in campagna. Il marito, poliziotto in pensione, era in casa a guardare il telegiornale in tv. All’improvviso due persone, identificate nel 47enne Angelo Panaro e nel pregiudicato 49enne Michelangelo Renna, con abito mimetico e volti coperti da passamontagna artigianali ricavati da calzamaglie, avrebbero prima strattonato la anziana signora trascinandola dentro casa e poi avrebbero preso a pugni in faccia il marito 94enne. «Dammi i soldi e non gridare» avrebbero intimato i due rapinatori, «tentando maldestramente di parlare con accento straniero» hanno poi raccontato le vittime agli agenti, e riuscendo a farsi consegnare 1.500 euro in contanti.
Panaro, assistito dagli avvocati Giuseppe Massari e Michele Mitrotti, ha patteggiato una pena a 4 anni di reclusione da scontare agli arresti domiciliari e 1.400 euro di multa. La sentenza è diventata irrevocabile il 17 giugno. Dopo che la condanna era ormai definitiva, non restava che eseguirla. Il pm, quindi, ha subito trasmesso gli atti al magistrato di Sorveglianza perché provvedesse a stabilire le prescrizioni che il condannato avrebbe dovuto rispettare. Una procedura ritenuta «urgente» dal momento che Panaro era detenuto in carcere da febbraio.
A quel punto, però, il magistrato di Sorveglianza ha restituito la richiesta «inevasa», si legge negli atti, ritenendo che il reato contestato, la rapina aggravata, sia ostativo alla pena sostitutiva degli arresti domiciliari. Gli atti, quindi, sono tornati sulla scrivania del gup che aveva ratificato la pena, il quale non ha potuto fare altro che disporre la scarcerazione di Panaro.
«Salva ogni valutazione in ordine alla sostituzione della pena comunque disposta con sentenza ora passata in giudicato, la custodia cautelare in carcere alla quale Panaro risulta a tutt'oggi sottoposto - si legge nell'ordinanza firmata dal giudice Giuseppe Battista - non può essere mantenuta». Il gup ha quindi fatto di suo pugno un provvedimento con il quale ha disposto la scarcerazione e «provvisoriamente» deciso le modalità di esecuzione della condanna, gli orari della giornata durante i quali potrà uscire da casa, ma non da Monopoli, e una serie di divieti (detenzione di armi, munizioni ed esplosivi; frequentazione di pregiudicati, primo fra tutti il coimputato Renna).