Commercio
Bari, è polemica sui saldi ma è già tempo di sconti
Tra i negozi con «prezzi speciali» offerte e ribassi anche del 30%
«Prego signora, le posso essere utile? Cerca qualcosa?». «No, grazie, volevo solo dare un'occhiata ai vestiti». «Siamo a sua disposizione, tenga presente che rispetto ai prezzi sui cartellini deve calcolare un 20% in meno».
Manca una settimana all'avvio dei saldi ufficiali ma di fatto i ribassi nei negozi vengono fatti già da un bel po'. Con buona pace delle associazioni di categoria che spingono per rimandare almeno a metà del mese la data che per i saldi estivi di quest'anno è stata fissata al 6 luglio. Una data unica per tutt'Italia, una eccezione rispetto alla norma che vuole una partenza differenziata in base alle regioni.
«Ma come mai è già tutto scontato?». La domanda della cliente non arriva inaspettata all'esercente: «Signora è tutta merce di magazzino, sono collezioni degli anni precedenti...».
C'è chi li chiama «Prezzi speciali», chi senza usare la parola «saldi» di fatto indica sconti su tutta la collezione del 20-30%, chi scrive «promozione estate», poi c'è la «settimana del pantalone», della camicetta e del costume da bagno, alla fine il risultato è sempre lo stesso, ai clienti viene detratto un tot rispetto al prezzo di listino. Basta poco per rendersi conto della situazione, in centro per Bari, la possibilità di acquistare abbigliamento, scarpe, ma anche profumi, oggettistica con prezzi ribassati è già realtà.
«Se non trattiamo bene il cliente rischiamo di non vendere nulla – confessa il proprietario di una boutique che preferisce evitare troppo clamore -. Purtroppo siamo costretti a fare una scelta: o abbassiamo i prezzi, o i magazzini restano pieni di merce. Rinviare i saldi a metà o addirittura fine luglio? Sì, certo che sarebbe bello, ma siamo sicuri che ci permetterebbe di vendere a prezzo pieno? Abbiamo costantemente la concorrenza dell'on line, dove la deregulation è totale, anche solo in città sappiamo bene che ci sono outlet e negozi che chiudono con la stessa rapidità con cui aprono che propongono capi anche di marche a prezzi stracciati. Purtroppo la realtà è questa, è come una giungla e ognuno cerca di sopravvivere come può».
«I saldi? Sono iniziati da almeno una settimana – conferma un altro esercente con il negozio in corso Cavour -. Ormai le promozioni viaggiano via whatsapp, ognuno ha la lista dei propri clienti, ma se arriva anche un nuovo acquirente che fai, non gli garantisci la stessa offerta? A quel punto il gioco è fatto, si tratta di una scontistica generale che di fatto è un prezzo a saldo».
Con buona pace di tutte le battaglie in corso per allungare la data. «Se si tratta di saldi di fine stagione – sottolinea Confcommercio e Confesercenti -, che vengano applicati a fine stagione e non al suo inizio». Concetto che non fa una piega, ma che poi viene a cozzare con la pratica. Di fatto i saldi sono già iniziati per riuscire a vendere qualcosa, per attirare clientela.
«Stiamo vivendo un periodo di grandi incertezze – conferma un negoziante, abbassando la voce per non farsi sentire -. Le famiglie sono in difficoltà con una inflazione che uccide loro e noi, abbiamo internet che ci fa una concorrenza sleale e spietata. Purtroppo le regole sono saltate per tutti. Cerchiamo di fare quello che possiamo: restare a galla noi, venire incontro al cliente. Se si riuscirà a reggere? Sinceramente non lo so e sono nel commercio già come seconda generazione».
La proposta di romito (lega) «Se a Bari ed in Puglia va male il commercio stiamo male tutti - ha spiegato ieri il consigliere regionale della Lega Fabio Romito -. Secondo i dati delle associazioni di categoria nel capoluogo circa 80 attività chiudono bottega ogni anno. Propongo anzitutto che si giunga in Conferenza stato regioni alla fissazione di una data unica dei saldi in tutta Italia. Poi si deve limitare e regolamentare il commercio on line e dei franchising, che decidono autonomamente cosa fare ad esempio con i pre-saldi, messaggi, whatsapp. E strategia più importante, ho chiesto all’assessore Alessandro Delli Noci di istituire un tavolo permanente in Regione sulla stato di crisi del commercio con gli addetti ai lavori, il decisore politico e le associazioni di categoria; grazie a ciò si potrà affrontare passo dopo passo i problemi quotidiani del settore».