Attacco omofobo
Bitonto, sul portone di casa attaccano un biglietto: «Vatti a curare, ricch***e»
Ma la città si ribella. Un corteo dopo le offese rivolte a un giovane nel suo palazzo
BITONTO - Sulla porta di ingresso della sua abitazione, a Bitonto, un foglietto, appiccicato con del nastro adesivo. Scritte a penna poche parole: «Vatti a curare, ricchione».
Un messaggio omofobo, forse messo nero su bianco da qualche vicino, che Michele (nome di fantasia) non riesce a digerire.
«Arrivato sulla soglia del mio appartamento non ho creduto ai miei occhi» racconta il giovane bitontino, ancora scioccato e inorridito dall’accaduto. «Non è possibile che nel 2023 ci sia ancora chi giudica, non consente la libertà personale e considera l’omosessualità una malattia».
«Non ho mai dato spettacolo, sono un ragazzo normalissimo, che lavora come tanti altri, mi chiedo perché c’è tanta cattiveria? A volte sembra di vivere con il terrore addosso e non è possibile», commenta con il cuore a pezzi.
Impossibile non ripensare agli atti di bullismo subiti in passato e a tutto il cammino, affrontato per accettare la propria sessualità e sconfiggere i pregiudizi. Un passato da cui nasce la forza e la voglia di denunciare l’attacco omofobo subito domenica sera.
«Lo faccio soprattutto per difendere le tante, troppe persone, che ancora non riescono a vivere la propria sessualità come vorrebbero, limitati da una società che ci considera come diversi – il messaggio di Michele -. Non è più possibile: cultura e informazione significano libertà, per tutti».
«Notizie come queste sono per noi la conferma che le politiche portate avanti da questo Governo, apertamente anti LGBT, costituiscono una minaccia per la nostra sicurezza e ci negano il diritto ad una vita serena, fomentano l’odio e incoraggiano atti violenti» il pensiero di ArciGay Bari che ha voluto commentare l’ennesima aggressione omobitransfobica.
Dall’associazione barese, anche un duplice appello. Il primo «a chi fa parte di questa comunità, a chi ha subito o continua a subire aggressioni, a chi vive e lavora in ambienti ostili all’affermazione della propria identità di genere o del proprio orientamento sessuale, affinché la violenza non alimenti la paura, la vergogna o l’isolamento. L’invito è quello di denunciare, di rivolgersi a un centro anti-violenza sul territorio e magari di unirsi al nostro cammino». E infine alle istituzioni: «Chiediamo di approvare la Legge regionale contro l’omobitransfobia che ormai da tempo le associazioni pugliesi in lotta per i diritti vedono respinta».
Al fianco di Michele, si è schierato anche il sindaco Francesco Paolo Ricci e tutta la comunità di Bitonto che domani si appresta a marciare per i diritti.
Per celebrare la “Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia”, che ricorre proprio il 17 maggio, l’assessorato comunale al Welfare, il Centro antidiscriminazioni Mo.N.Di. e il Centro antiviolenza “Io sono mia” si sono fatti promotori di un corteo, a cui parteciperanno le scolaresche del territorio.
Si partirà da piazza Aldo Moro alle ore 10 per raggiungere alle 12 la Villa comunale (o in caso di maltempo, la sala consiliare), dove saranno letti brani prodotti dagli studenti e saranno ascoltate le testimonianze di alcune vittime dell’omolesbobitransfobia.
«L’invito a manifestare tutti insieme contro ogni forma di pregiudizio e discriminazione – commenta il primo cittadino di Bitonto – è reso ancor più urgente e ineludibile alla luce dell’inqualificabile episodio di omofobia registrato in queste ore in città. Rappresenta un modo concreto per dimostrare la nostra piena solidarietà al giovane concittadino bersaglio di una frase offensiva e di cattivo gusto, opera senza dubbio alcuno di persone ignoranti e incivili, che disonorano la nostra comunità».