il caso

Lavorava per uno spedizioniere, barese fermato in Libia: «Aiutateci»

Flavio Campanella

Mahmud Gamel, 28 anni, è di Modugno. La famiglia: «È in custodia da innocente» nel paese del Nord Africa

BARI - Si chiama Mahmud Faez Gamel ed è in stato di fermo a Tripoli, in Libia. Ha 28 anni e, diversamente da quanto nome e cognome possano far pensare, è un barese nato a Modugno, figlio di un uomo libico e di una donna del quartiere Libertà. Da quando il 23 gennaio le autorità locali lo hanno prelevato nella capitale mentre usciva dalla sede di lavoro, nell'area di Al Bifi, a due passi dal porto, e trasferito a Misurata, in Tripolitania, per interrogarlo in relazione a un carico giunto via mare dall'Italia, la madre, Elisabetta Chiapperini, 54 anni, è disperata. Non riesce a comprendere come sia possibile che il figlio sia stato coinvolto in una vicenda alla quale (lei giura) è estraneo. «Mahmud - racconta - lavora per una società di logistica campana specializzata in spedizioni di container in Europa e in Libia. Quando arrivano dal porto di Misurata nella sede di Tripoli, il suo compito è consegnare merci e fatture ai clienti e incassare il denaro da depositare nella cassa aziendale. È sempre stato così. Non so cosa sia successo quel pomeriggio. Nemmeno lui riesce a comprendere come sia finito nei guai. A quanto ho capito c’è stato un sequestro o perlomeno è stato trovato qualcosa all’interno di alcune auto in arrivo dall’Italia e lui avrebbe discusso di questa spedizione con qualche collega. Ma è una dinamica che avviene spesso tra loro per motivi burocratici e amministrativi».

AIUTO Dopo la permanenza di alcune settimane a Misurata, Mahmud è tornato da poche ore a Tripoli ed è attualmente in una struttura di polizia. Ma alla madre, ovviamente, non sta bene il semplice riavvicinamento. Vuole che il figlio venga rilasciato. Per questo ha ingaggiato autonomamente un legale del posto, dopo aver chiesto l’intervento del consolato italiano. Il Paese, però, continua ad attraversare un periodo di instabilità che la famiglia Gamel ha potuto constatare personalmente sin dall’arrivo nel 2016, quando imperversava la guerra civile e il conflitto armato tra Tobruk e Tripoli. Il percorso verso le elezioni, che dovrebbero favorire un processo di normalizzazione, è ancora irto di ostacoli. La transizione politica è ostacolata da una persistente lotta tra fazioni che si riverbera fuori e dentro la Libia. La famiglia di Mahmud sapeva a cosa andava incontro quando decise di trasferirsi da Bari (dove abitava nei pressi della Questura), ma la mancanza di lavoro ha avuto il sopravvento. «Per favore aiutateci - ribadisce più volte la signora Chiapperini -. Siamo gente per bene. Mio figlio non c’entra niente con questa storia».

AMBASCIATA - Dalla Puglia saperne di più è complicato. Per questo la Gazzetta ha interpellato l’ambasciata italiana in Libia, contattando l’ufficio consolare, a cui capo c’è Eleonora Bonvini (l’ambasciatore è Giuseppe Maria Buccino Grimaldi). Sono state date rassicurazioni anche dalla Farnesina. I nostri diplomatici, che normalmente sarebbero informati immediatamente dopo il fermo di un connazionale all’estero, stanno seguendo il caso da quando la famiglia Gamel li ha interpellati. Per i dettagli, però, è necessario attendere, visto che ancora oggi non c’è nemmeno una comunicazione formale circa i capi di imputazione contestati. In attesa di chiarimenti circa la posizione di Mahmud, dal ministero degli Esteri sottolineano che il 28enne barese non è in arresto, ma appunto in stato di fermo (sebbene, se fosse in Italia, potrebbe restarvi al massimo per 96 ore tra richiesta ed eventuale convalida), che è in buone condizioni fisiche e psicologiche e che a breve riceverà una visita consolare, formalmente richiesta ai libici.

COLLABORAZIONE - La stabilizzazione del Paese africano, diviso in due governi a oltre un anno dal rinvio delle presidenziali, è purtroppo un obiettivo ancora da raggiungere. In questo contesto, e con l’auspicio di una risoluzione politica a breve scadenza, proprio a fine gennaio la premier Giorgia Meloni in persona si è recata a Tripoli per discutere e poi raggiungere un accordo su gas (aumenterà la produzione e l’esportazione) e migranti (l’Italia fornirà supporto per la ricerca e il soccorso con cinque imbarcazioni). I rapporti di collaborazione, dunque, proseguono (così come il tentativo di recuperare una centralità negli ultimi anni messa in discussione dalla presenza in Libia di altri interlocutori). Un motivo in più non solo per perseguire gli interessi nazionali, ma anche per pretendere chiarezza riguardo a situazioni come quella di Mahmud Faez Gamel, che abbia o meno responsabilità. A seguire la vicenda è anche Filippo Melchiorre, senatore di Fratelli d’Italia eletto nel collegio uninominale barese.

Articoli Correlati

Privacy Policy Cookie Policy