La vicenda

Processo BpB, la difesa: «Cartolarizzazione non celava dissesto banca»

«È stata un’operazione ordinaria, diffusissima fra gli istituti di credito di quella natura e di quelle dimensioni»

«La cartolarizzazione effettuata dalla Banca popolare di Bari nel 2017 è stata un’operazione ordinaria, diffusissima fra gli istituti di credito di quella natura e di quelle dimensioni. E non nascondeva quindi alcun problema di liquidità, come ipotizzato dall’accusa». E’ questa, in estrema sintesi, la conclusione esposta dal consulente della difesa, Paolo Gualtieri, nel corso del processo sul crac della Banca popolare di Bari che vede imputati Marco e Gianluca Jacobini (presente in aula), rispettivamente ex presidente ed ex condirettore generale della banca, accusati di falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo all’attività di vigilanza di Bankitalia e Consob. Davanti al presidente del collegio giudicate, Marco Guida, il docente di Economia degli intermediari finanziari dell’università Cattolica di Milano ha spiegato il meccanismo delle cartolarizzazioni, evidenziando che quella contestata dalla Procura di Bari è solo una, relativa all’operazione condotta dall’istituto di credito barese con Sme, acronimo inglese di Pmi. «L'operazione era di tipo conduit - ha detto in aula -, perché doveva condurre a un’altra nuova operazione dello stesso genere». In quel momento Bpb stava chiudendo due vecchie cartolarizzazioni, che andavano necessariamente concluse - ha detto il consulente - perché ormai interamente ripagate, e ne stava aprendo una nuova».

«Le cartolarizzazioni sono operazioni lunghe e complesse - ha spiegato ancora il consulente Gualteri -. L’operazione non faceva altro che condurre ad una nuova. Un atto ordinario per una banca delle caratteristiche e delle dimensioni della Banca Popolare di Bari, che non nascondeva affatto problemi di liquidità contestati dall’accusa». Il consulente ha anche precisato che, come dimostrano i dati della Banca d’Italia riferiti a novembre 2022, in tutta l’Unione europea l’ammontare delle cartolarizzazioni è di 728 miliardi di euro, a dimostrazione di come sia «un mercato grande, nel quale sono presenti tutte le banche», che trasferiscono il rischio collegato derivante da attivi «omogenei e non liquidi» a un altro soggetto che «si finanzia attraverso l’emissione di titoli di debito». Meccanismi finanziari complessi ai quali la Popolare si sarebbe adeguata, secondo la difesa, senza commettere alcun illecito. Si torna in aula il prossimo 9 marzo con la prosecuzione dell’escussione del consulente Gualtieri.

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