Congresso Pd
Furfaro a Bari: «Il Jobs act? È stato seppellito, ora Schlein guarda al futuro»
Domenica le primarie, il portavoce della mozione della deputata emiliana spiega: «Con lei l’area del volontariato e delle associazioni»
Marco Furfaro, deputato e portavoce della mozione di Elly Schlein, siamo nell’ultima settimana di campagna per le primarie e ieri c’è stata all’Officina degli esordi l’assemblea della vostra area pugliese. Quali i temi forti su cui punterete nello sprint a sostegno della candidatura “di rinnovamento” della parlamentare emiliana?
«Ecco i tre pilastri: lotta alla precarietà, transizione ecologica e diritti. Li definiremo in modo concreto: serve una politica credibile che faccia percepire ai cittadini che un altro modello di sviluppo è possibile. In cui nessuno deve rimanere indietro e si avanzi tutti insieme. Quindi: mai più tirocini gratuiti, un freno ai contratti precari, salario minimo: la dignità del lavoro non può essere slegata dalla dignità umana. Faremo inoltre della crisi climatica un’opportunità per creare posti di lavoro e nuove filiere produttive, rilanciando l’economia. Vogliamo un Pd che non si esprima più con un balbettio sui diritti civili, dal fine vita ai matrimoni egualitari».
Quali le differenze maggiori con le tesi di Bonaccini?
«Il solco sta nella biografia: Elly non deve difendere niente del proprio passato. Rappresenta idee contemporanee sul futuro. Non vogliamo l’amministrazione dell’esistente o la correzione di politiche del passato che hanno generato precarietà per tante persone. La differenza principale è nella soggettività politica: Elly incarna una sinistra che lotta contro la precarietà, incrocia la sfida ambientale e rilancia l’economia, valorizzando persone e ambiente».
Si discute ancora di chi - nel Pd - ha votato il Jobs act…
«Non abbiamo mai voluto un congresso come resa dei conti sul passato. Elly e molti di noi non hanno preso parte a tante decisioni che ora vengono rinnegate. Anzi, noi, come generazione, quelle politiche le abbiamo subite. Bonaccini era in segretaria di Matteo Renzi, ha fatto parte di quella stagione, se ora ne prende le distanze e ci dà ragione ben venga. Ma sono piattaforme seppellite dalla storia, il punto è l’idea che abbiamo del futuro. Vogliamo la sinistra “del giorno prima” e non quella “del giorno dopo” che non si riconosce in quello che ha proclamato nel recente passato».
È vostra la battaglia interna per introdurre il voto digitale nel congresso e nelle primarie. Può essere decisivo nella sfida in programma domenica?
«Siamo nel 2023, la vita è precaria, frenetica, complicata. E la politica deve battersi per far accedere tutti e tutte ai luoghi di partecipazione. Altrimenti diventa classista. Ci sono anziani o caregiver che vogliono partecipare e noi diamo loro la possibilità di votare via web. Bisogna evitare di vivere scollegati dalla realtà e comprendere che anche di domenica c’è anche chi lavora e non può pagare la baby sitter per andare al seggio. A questo il voto digitale pone rimedio, offrendo una possibilità per esserci».
All’evento barese ci sarà anche un portavoce della mozione Cuperlo, il sociologo e editore Leo Palmisano, per un saluto e un contributo al dibattito. Contate di raccogliere consensi dai sostenitori di quest’area di sinistra?
«Gianni Cuperlo e Paola De Micheli si sono battuti con coraggio e hanno ottenuto un risultato più che dignitoso. Saranno loro e i loro sostenitori a scegliere liberamente. Dal 26 febbraio offriamo a tutti la chance di iniziare una nuova storia. Non solo cambiando un gruppo dirigente ma inaugurando una stagione della sinistra credibile e coerente, nella quale ciò che si dice non sia l’opposto di ciò che si fa».
Una marcia in più potrebbe arrivare dal mondo civico e dall’associazionismo che ha contributi in maniera rilevante alla mobilitazione nelle vostre riunioni?
«Il senso della candidatura di Elly è anche di riportare nel Pd tanti militanti che in passato erano lontani dalle nostre sedi. Abbiamo costruito un ponte di dialogo e partecipazione con un’area movimentista, del volontariato e delle associazioni, storicamente progressista, ma ultimamente distante dal mondo dem».