La triste storia

Bari, impennò con la moto: condannato per la morte dell'amica 17enne

Giovanni Longo

I fatti nel 2016: Jasmine Giordano, che viaggiava dietro in sella alla moto, cadde. In quel momento sopraggiunse un’auto sulla corsia di sorpasso che la travolse uccidendola

BARI - Il conducente della Triumph Triple Speed impenna pericolosamente. Jasmine Giordano, che viaggiava dietro di lui in sella alla moto, cade. In quel momento sopraggiunge un’auto sulla corsia di sorpasso che la travolge uccidendola. Quella sera tutti i protagonisti di questa drammatica storia stavano andando a festeggiare: di lì a qualche ora, Jasmine avrebbe compiuto 17 anni. Una ricostruzione che adesso non è più solo della pubblica accusa.

Per quella tragedia, avvenuta il 30 ottobre 2016 sulla statale 16 in direzione all’altezza dello svincolo di San Giorgio, direzione Bari, il conducente della moto, Francesco Carrieri, oggi 28enne, è stato condannato a due anni di reclusione (pena sospesa) con l’accusa di omicidio stradale. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico del Tribunale Antonietta Guerra al termine del processo di primo grado. Carrieri (difeso dall’avvocato Mariano Fiore), dovrà anche risarcire la nonna di Jasmine, parte civile nel processo (con l’assistenza dell’avvocato Antonello Colaleo). Tutti gli altri congiunti sono già stati risarciti dalla compagnia di assicurazione.

Assolti, invece, gli altri due imputati accusati dalla Procura di concorso in omicidio stradale. Angelo Giacovelli, 28 anni (assistito dall’avvocato Roberta Liguori) e Maurizio La Gioia, 30 anni, (difeso dagli avvocati Bruno Vigilanti e Giuseppe Corleto), non hanno alcuna responsabilità per la morte di Jasmine. Giacovelli, assolto perché «il fatto non costituisce reato», era alla guida della Citroen C3 che travolse la ragazza. Non si sarebbe accorto per tempo per negligenza e distrazione che la ragazza era caduta, contestava la Procura. La Gioia, assolto «per non avere commesso il fatto», abbandonando sulla corsia di marcia la sua moto, uno Husqvarna, per andare a soccorrere Jasmine, era accusato di avere ostacolato la manovra della Citroen. Le accuse a carico di entrambi sono cadute. Il Tribunale dunque ha riconosciuto la responsabilità del solo Carrieri il quale, nello stesso punto, sempre in compagnia di Jasmine, tre sere prima era stato multato per eccesso di velocità. Per lui disposto anche il ritiro della patente.

Il pm Chiara Giordano, che ha coordinato le indagini condotte dalla Polizia stradale, contestava a Carrieri di essere stato negligente e imprudente alla guida della moto. Superando il limite di velocità (in quel punto 80 km/h) e con Jasmine in sella «accelerava all’improvviso e impennava, sollevando la ruota anteriore (…) così determinando la caduta al suolo» della ragazza «che rotolava sull’asfalto, fermandosi in posizione trasversale all’asse stradale all’interno della corsia di sorpasso». Una manovra certamente spericolata decisa «nonostante la presenza della minore che occupava il posto di passeggero sulla sella differente da quella originale». La caduta di Jasmine sarebbe stata determinata anche dalla forma della sella «molto corta e priva di un’ergonomia avvolgente, da ritenersi scomoda e poco stabile» e anche dalla circostanza «che calzava scarpe alte che la rendevano ancora più instabile». Tra le accuse contestate a Carrieri c’è anche quella di averla fatta salire in sella nonostante, ritiene la Procura, Jasmine indossasse scarpe con i tacchi «che non consentivano di appoggiare correttamente il piede destro sulla pedaliera». Per la Procura, dunque, persino il suo abbigliamento potrebbe avere influito nella incredibile quanto sfortunata catena di eventi che hanno portato al decesso. Tra 90 giorni, con il deposito delle motivazioni della sentenza, si saprà se anche il Tribunale è dello stesso parere sul punto.

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