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Bari, Ingegneria gestionale: ecco la nuova frontiera
All’università Lum nascono i professionisti tecno-umanisti
BARI - Viviamo in un tempo di grandi trasformazioni, nel quale molti credono e temono che i sistemi di intelligenza artificiale possano sostituire i lavoratori e comportare drastici cambiamenti nei sistemi economico-sociali. Oramai l’intelligenza artificiale e l’adozione di sistemi automatici intelligenti si sta progressivamente affermando nella vita quotidiana e nei sistemi economico-produttivi ponendo quesiti di opportunità e rischi soprattutto in relazione allo sviluppo del mercato del lavoro e all’affermazione di nuove professionalità. Per comprendere meglio i possibili scenari ne parliamo con il prof. Giovanni Schiuma, professore ordinario di Ingegneria Gestionale all’università Lum.
Professor Schiuma, l’Intelligenza artificiale fa parte del nostro quotidiano e richiede nuove professionalità. L’intelligenza artificiale rappresenta una famiglia di tecnologie che si basano sull’uso dei computer per prendere decisioni in modo autonomo in contesti operativi complessi per lo svolgimento di compiti specifici che richiedono elevate abilità computazionali e di precisione. Senza dubbio avranno un ruolo di crescente importanza sia nello sviluppo di nuovi prodotti e nella prestazione di servizi avanzati, sia nell’organizzazione e funzionamento dei sistemi produttivi. Mentre l’automazione dei processi produttivi e di distribuzione è stata per lo più accolta con un diffuso entusiasmo per i benefici che ha determinato in termini di aumento della produttività e defaticamento di molte attività lavorative di tipo ripetitivo, la progressiva adozione di soluzioni di intelligenza artificiale è vissuta con una certa ansia per l’impatto che sta già progressivamente determinando nel mondo del lavoro e dello sviluppo professionale. Sebbene siamo ancora lontani da un ambiente lavorativo interamente dominato da sistemi e macchine intelligenti autonome che simulano e sostituiscono le persone, certamente è inevitabile che le soluzioni di intelligenza artificiale avranno un significativo impatto sui lavoratori e sulle professioni del futuro. Assisteremo ad un progressivo mutamento delle tipologie di figure professionali richieste dal mercato del lavoro e delle competenze che saranno richieste ai professionisti. Per questa ragione, la Lum, creando il corso di laurea in Ingegneria Gestionale con indirizzo in Digital Management, ha avviato un’ampia riflessione per identificare le opportunità e le sfide e delineare le competenze che gli ingegneri gestionali devono avere per governare e valutare i processi di trasformazione digitale e l’applicazione delle soluzioni di intelligenza artificiale per la competitività dei sistemi organizzativi e per lo sviluppo di ecosistemi innovativi.
Dobbiamo temere l’intelligenza artificiale?
Nell’immaginario collettivo, ispirato dai film di fantascienza, si pensa spesso ai sistemi di intelligenza artificiale come macchine intelligenti che hanno l’abilità di rispondere al loro ambiente con la stessa capacità degli esseri umani. A metà degli anni ’50 Alan Turing, uno dei padri dei moderni computer e dell’intelligenza artificiale sosteneva che dobbiamo aspettarci che le macchine prendano il controllo della vita dei sistemi organizzativi. Sebbene si possa ritenere che l’obiettivo di lungo periodo degli studi e degli sviluppi dell’intelligenza artificiale sia quello di simulare le capacità cognitive degli esseri umani, siamo ancora molto lontani dal costruire macchine cibernetiche capaci di replicare le capacità dell’uomo. L’attuale stato dell’arte è quello dello sviluppo di tecnologie che sono in grado di svolgere compiti specifici in riferimento a contesti operativi ben definiti. Così le soluzioni offrono l’opportunità di sviluppare manutenzioni predittive, di sviluppare attività complesse di tipo computazionali che prevedono l’elaborazione di una grande quantità di dati per supportare la navigazione e guida di macchine, di rilevare anomalie, di rispondere ad alcune domande specifiche. Certamente, il campo e lo spettro delle applicazioni delle tecnologie di intelligenza artificiale cresceranno nel tempo in relazione, da un lato, allo sviluppo di nuovi prodotti e servizi che incorporano funzioni per rispondere meglio ai bisogni e desideri dei consumatori, si pensi ad esempio alla domotica o ai sistemi di guida autonoma, e dall’altro, alla necessità di realizzare sistemi di produzione sempre più efficienti in grado di ottimizzare l’impiego delle risorse di produzione. Inoltre, lo sfruttamento delle tecnologie di intelligenza artificiale porterà allo sviluppo di nuove imprese e guiderà l’innovazione dei modelli di business delle attuali imprese. Pertanto, sebbene l’intelligenza artificiale non sia ancora in grado di simulare e sostituire l’intelligenza umana, ciò non significa che non comporterà un impatto sulla nostra vita, nel mondo del lavoro e delle professioni.
Qual è il modello economico-produttivo emergente dall’adozione dell’intelligenza artificiale?
Negli ultimi anni per denotare l’impatto dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie digitali sulla trasformazione dei sistemi produttivi, sociali ed economici, è stata introdotta la nozione di quarta rivoluzione industriale o Industria 4.0 per denotare che il nuovo sviluppo industriale ed economico sarà guidato dall’adozione di macchine intelligenti. Tuttavia, questa visione è stata recentemente revisionata, anche alla luce della pandemia, e nel 2021 la Commissione Europea ha iniziato a promuovere la visione di Industria 5.0. Questa visione mira a sottolineare che nei prossimi decenni lo sviluppo delle soluzioni di intelligenza artificiale devono integrarsi con una prospettiva di tipo umanistico, ecologico e sociale. La sfida per le organizzazioni nel prossimo decennio sarà quella di abbracciare sempre più le tecnologie digitali intelligenti in una prospettiva capace di rendere i luoghi di lavoro più inclusivi, costruendo catene di approvvigionamento più resilienti e adottando modalità di produzione più sostenibili. La nozione di Industria 5.0 non è una continuazione cronologica, né un'alternativa al paradigma dell’Industria 4.0 esistente, ma un suo arricchimento per evidenziare che la componente tecnologia e quella umana devono integrarsi nella progettazione e gestione dei sistemi organizzativi. Per questa ragione è fondamentale che i professionisti del futuro siano in grado di integrare competenze tecnologiche con competenze legate alla capacità di pensiero critico, di progettazione, e di comprensione del funzionamento e comportamento dei sistemi organizzativi. Questo significa che le professioni del futuro saranno distinte da un profilo professionale tecno-umanista.
Lei parla di un profilo professionale tecno-umanista. Come si riflette nei percorsi formativi?
In questa prospettiva il corso di laurea in Ingegneria Gestionale della Lum si propone di formare ingegneri “tecno-umani” che siano capaci di applicare le tecnologie come catalizzatori e facilitatori di sviluppo dei sistemi organizzativi, comprendendo come la progettazione e l’applicazione delle nuove tecnologie si integra in modo complementare con le dimensioni dell’analisi e governo delle organizzazioni. La nuova era della IA richiederà ingegneri che siano in grado al contempo di definire i requisiti e i metodi per lo sviluppo di soluzioni tecnologiche avanzate per il miglioramento dell’efficienza operativa delle imprese, e di gestire sistemi socio-tecnici che riconoscano e impiegano le competenze cognitive delle persone per alimentare dinamiche organizzative sostenibili di creazione del valore.