Il caso
Riciclaggio d'auto nel Barese, in 60 rischiano il processo
Nei guai anche due dipendenti della Motorizzazione civile
BARI - La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per 60 persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere, furto, ricettazione e riciclaggio. Secondo l’ipotesi accusatoria, gli imputati avrebbero creato un sistema illegale di compravendita di auto, agevolato dai dati forniti da due degli indagati impiegati nella Motorizzazione civile di Bari, Francesco Di Tullio, di 66 anni, e Giovanni Selvaggi, di 64.
Una parte del gruppo criminale si sarebbe occupata dei furti delle auto, commessi tutti in provincia di Bari, che poi sarebbero state ricettate e riciclate attraverso la soppressione dei dati identificativi originali. Le auto sarebbero poi state «rimesse in circolazione - si legge nelle imputazioni - previo trasferimento sulle stesse dei dati identificativi di altre vetture incidentate o comunque malandate, del cui acquisto si sarebbero occupati alternativamente tutti i presunti componenti della organizzazione criminale». I fatti contestati si riferiscono al periodo tra agosto 2016 e novembre 2018. L’udienza preliminare inizierà dinanzi al Tribunale di Bari il prossimo 8 settembre.
Ci sono anche altri due dipendenti della Motorizzazione civile di Bari tra i 60 indagati che rischiano il rinvio a giudizio. Si tratta della 69enne Antonietta De Rosa e del 56enne Girolamo Giove. Come il collega Giovanni Selvaggi, i due rispondono di accesso abusivo al sistema informatico. In qualità, cioè, di operatori muniti delle credenziali di accesso al sistema protetto, avrebbero fatto accesso alla banca dati - su sollecitazione di Di Tullio - per ricavare dati anagrafici e residenza degli intestatari dei veicoli. Di Tullio, invece, risponde anche di essere partecipe della presunta associazione per delinquere capeggiata, secondo l'accusa, dal 54enne barese Giuseppe Signorile.